Ekaterinburg, lo spirito degli zar tra i boschi innevati di betulle al confine tra Europa e Asia

Eccomi di nuovo al mio appuntamento invernale con la Siberia. La Transiberiana mi ha sempre affascinato ma manca la possibilità di poterla percorrere tutta, perchè a volerla fare bene un mese ci vuole tutto. E allora ho preso la decisione di fare una tappa all’anno: volo fino alla tappa precedente, e treno fino alla nuova meta. L’anno scorso la destinazione è stata la splendida Kazan, questa volta tocca a Ekaterinburg, snodo sia della Transiberiana “classica” Mosca-Vladivostok sia della Trasnsmongolica che arriva sino a Pechino.

IMG_20171210_071253Ekaterinburg, capitale della regione degli Urali e posta proprio al confine tra Europa ed Asia,  è al centro di una splendida zona nautralistica di monti e sterminati boschi di betulle, in una regione mineraria molto ricca, e per questo ha avuto un grande sviluppo economico a partire dal secolo scorso sino a diventare la terza città della Russia dopo Mosca e Sanpietroburgo, ma solo un tragico importante evento della storia l’ha fatta diventare famosa: qui il 17 luglio 1918 furono trucidati lo zar e la sua famiglia,  e a distanza di un secolo lo spirito degli zar aleggia ancora  fortemente nella coscienza collettiva di questa città, il cui monumento simbolo è diventato proprio la “Cattedrale sul sangue”, recentemente costruita nel luogo dove avvenne l’uccisione. Ekaterinburg diventa così una città emblematica, fondata  nel 1723 agli albori della dinastia dei Romanov e battezzata con il nome di Caterina la Grande, è anche il luogo che ha visto la fine degli zar e con essi di un’intera epoca.

IMG_20171211_153129Ma Ekaterinenburg è molto altro, è una bella città storica ma proiettata verso il futuro, con moltissimi luoghi di interesse che coprono tre secoli di storia. Nonostante gli 11 gradi sotto zero e una soffice neve che continua a scendere tutto il giorno a rinnovare il manto bianco che avvolge tutta la città, Ekaterinburg mi appare subito accogliente,  In fondo basta copririsi bene con abbigliamento termico (essenziali  stivaletti, guanti e cappuccio!) e il freddo non si patisce così tanto. Anche la vita della città sembra non risentire minimamente delle temperature polari: se gli spalaneve hanno proprio rinunciato ad intervenire sulla superstrada, le macchine con le ruote invernali  sfrecciano tranquillamente sul bianco senza blocchi nè incidenti.

IMG_20171211_131102Il cuore della città è il ramo del fiume Iset delimitato da una diga, in questo periodo dell’anno completamente ghiacciato, tanto che senza pericolo si può attraversare a piedi senza dover ricorrere ai ponti, il che è molto emozionante. In un punto del fiume viene sparata acqua calda per non far morire  nella morsa di ghiaccio le povere anatre. Lungo il percorso che costeggia il fiume fuori città ho persino potuto vedere persone con la loro tenda accampate a pescare sotto al ghiaccio del fiume(questi sono i mesi migliori per la pesca, mi spiegano).

IMG_20171211_114816IMG_20171209_203748La visita della città è molto piacevole e anche facile, perchè le dimensioni del centro storico sono tali da permettere una visita in autonomia. L’Ente di Promozione Turistica ha avuto la brillante idea di tracciare un itinerario che tocca oltre 40 punti di interesse, individuandolo visivamente con una linea di vernice rossa che si snoda per le strade interessate. La cosa buffa è che sotto la neve la linea di vernice corre il rischio di fare la fine delle bricioline di Pollicino, e ogni tanto agli incroci mi ritrovo a scavare col piede per capire dove gira la mia striscia rossa.

IMG_20171211_120420Inizio il mio giro dalla Piazza del 1905, dove sorge l’antica Camera di Commercio che ora ospita l’amministrazione e la Duma cittadina; architettonicamente è molto interesante, perchè è un grande edificio in stile costruttivista del dopoguerra, poi completamente rimodulato secondo l’architettura imperiale-stalinista. Nella piazza stanno montando un grande albero di Natale. SIMG_20171211_120522iamo un po’ in ritardo, penso, ma poi mi spiegano che il Natale ortodosso cade a gennaio, e non il 25 dicembre, e anche i preparativi sono tutti slittati; è interessante che proprio qui dove ci sono queste meravigliose foreste gli alberi sono in gran parte ecologici: coni artificiali montati su grandi basi di legno e metallo, come potete vedere dalla foto del work in progress. Imbocco la Via Vainer, la lunghissima strada pedonale disseminata di panchine per la sola estate e di curiose statue, come il grande monumento bronzeo del guidatore d’auto d’epoca e del banchiere (la ricchezza aveva portato qui già nel corso dell’800 moltissime banche) o quello dell’uomo col cavallo e il IMG_20171211_121416cagnolino che porta fortuna a strofinarlo sul muso, o quello di Artamonov, inventore della prima bicicletta. IMG_20171211_121955Tutta la città è per il vero ricca di queste sculture, alcune molto originali come il monumento all’uomo invisibile, costituito da impronte sul terreno, ahimè realmente invisibili sotto la neve, così come sommerso è il monumento alla tastiera del computer… viene da ironizzare su come è labile la civiltà contemporanea legata alla tecnologia, di fronte alle forze della natura!

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IMG_20171211_152407Tra edifici moderni, palazzi liberty, villette nobiliari ottocentesche e casette di legno dei primi del ‘900 miracolosamente preservatesi nel periodo sovietico, ogni angolo è una sorpresa. Vi sono diverse belle chiese, anche se purtroppo alcune furono distrutte dalla furia bolsevica; alcune sono state ricostruite, altre restituite alla loro funzione originaria, per es. questa piccola cappella si salvò solo perchè trasformata in un gabinetto pubblico.

Il teatro dell’Opera è un bell’edificio   bianco di inizio ‘900 ed ha fama di ospitare rappresentazioni di grande qualità.

IMG_20171211_143351Vi sono Musei interessanti come quello di Belle Arti, che come quello con piacevolissima sorpresa scoperto a Kazan, contiene tante bellissime opere delle avanguardie russe e in generale del XX secolo tutte da gustare. Altri importanti musei sono meno interessanti per gli stranieri, come il grande museo degli scrittori russi, che non permette di essere gustato per intero da chi non consoce la lingua.

IMG_20171211_130051idolo shigirIl pezzo forte nei musei di Ekaterinburg è l’Idolo Shigir, la più antica statua di legno conosciuta al mondo, risalente almeno a 7000 anni a.C., forse anche a 9000 anni a.C, trovata in frammenti in una miniera d’oro degli Urali e pazientemente ricostruita, ma solo per supposizione; l’idolo doveva essere originariamente molto più alto di come lo vediamo adesso, a giudicare dai frammenti forse oltre i 5 m. A pensare come appaiono inospitali questi luoghi a paragone di altre parti del mondo sembra incredibile che vi siano sorte civilità tanto antiche.

IMG_20171211_160212_BURST002E poi c’è l’Ekaterinburg moderna, quella delle industrie d’avanguardia della metallurgia e delle macchine pesanti, quella dei grattacieli tra cui la torre del Centro Presidente Eltsin; l’ex presidente russo Boris Eltzin di qui era proprio originario, e a  lui cui toccò la difficile decisione di abbattere il palazzo nei cui sotterranei  era stato ucciso lo zar.

IMG_20171211_121803Mentre manovro per togliermi i guanti giusto per i secondi necessari a fare  qualche foto, stringendo in bocca la piantina della città, si avvicina un gentilissimo signore che vorrebbe aiutarmi o conversare ma che non capisce una parola di qualsiasi lingua diversa dal russo dopo inutili tentativi ci salutiamo con un desolato sorriso, ma voglio ricordarlo perchè è un esempio di come la gente di qui, nonostante un turismo occidentale non certo molto sviluppato,  mi sia sembrata più aperta verso di noi e più sorridente di quella della Capitale.

IMG_20171211_153121Per conoscere meglio i luoghi legati alla fine dei Romanov e per scoprire le bellezze dei dintorni di Ekaterinburg mi affido ad una guida locale, che ci porti con l’auto  attrezzata lungo le strade innevate verso le foreste di betulle sui versanti degli IMG_20171210_103117Urali, dove abbiamo apputamento in un allevamento di splendidi husky siberiani per un’emozionante percorso in slitta trainata dai cani nella neve, Resto assai sorpresa quando incontro la guida e scopro che è  Xenia, una ragazza dai lunghi capelli dorati e gli occhi di un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio, laureata e preparatissima ma anche capace di avventurarsi  tra le stradine in mezzo ai boschi con la sua auto.
IMG_20171210_103054Uscendo dalla città subito ci immergiamo in vaste distese boschive, da cui spuntano qua e là villaggi con le tipiche casette di legno coperte di neve. Di uno di questi villaggi Xenia ci dice che è interamente abitato dai lavoratoIMG_20171210_125820ri di una vicina famosa grande centrale nucleare. La centrale è moderna e probabilmente ha un alto grado di sicurezza, ma non posso non pensare a Cernobyl e alla splendida regione di boschi, coltivazioni di frutta e operosi villaggi, diventata in un momento uno spettrale deserto di morte. Ci fermiamo lungo la strada a bere un thè caldo in un piccolo bar di legno, che fuori dalla storia evidentemente subisce il fascino delle personalità forti, se espone ancora con orgoglio al suo interno un ritratto di Stalin tra Pietro il Grande e Putin!

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Nei boschi di Ekaterinburg il paesaggio ha qualcosa di magico. IMG_20171211_180226Il sole filtra tra la punta degli  alti alberi e attraverso i lunghi tronchi bianchi delle betulle e quelli più scuri delle conifere si scompone in sottili raggi che fanno brillare il soffiIMG_20171211_180150ce manto bianco che copre il suolo, tra il silenzioso fioccare della neve che volteggia leggera nell’aria.  Tanti animali abitano in questi boschi, e  soprattutto sui monti Urali che si innalzano poco più in là, e senza troppi complimenti costituiscono anche la materia prima delle specialità culinarie di questa regione, così che ho potuto vedere con raccapriccio scatolette di grasso di orso e carne di castoro.

IMG_20171210_114827Ma tornando alla poesia, ai margini di uno di questi boschi si trova un allevamento di meravigliosi cani da slitta, siberiaIMG_20171210_110534n husky vivaci e forti ma anche amichevoli e desiderosi di affetto. Ora, dovete sapere che io ho un solo grande irrazionale terrore, quello dei cani, compresi quelli di taglia microscopica. Il fatto che  sia riuscita a superarlo in questa occasione e farmi leccare, mordicchiare e persino saltare addosso da un gruppo di giovani vivacissimi husky che su due zampe mi circondavano e piantavano le loro unghiette nei pantaloni per giocare, è una grande tetimonianza  del fatto che erano cani veramente stupendi e amichevoli. Gli husky fanno a gara per essere legati alla slitta, a gruppi di sei, i dominanti in testa, e per correre a perdifiato sulla neve. Io prendo posto sulla leggera slitta di legno, al calduccio di una coperta, l’istruttore dietro, in piedi, a guidare con comandi vocali e con manovre di bilanciamento del peso e frenate questi irruenti cani; loro desiderano solo correre e potrebbero da un momento all’altro lasciare il sentiero per inoltrarsi tra gli alberi, e io finirei spiaccicata.IMG_20171210_111316 Ad un certo punto la guida perde il controllo e la slitta prende velocità e si rovescia, e così si trovo a rotolare nella neve, ma  è persino divertente, come sanno i cani che si rotolano felici anche loro e “brucano” persino i fiocchi di neve. E’ poi il mio turno a provare a guidare su un tratto particolarmente facile, seguendo le istruzioni: IMG_20171210_111725svolta a sinistra piede  e peso sullo sci sinistro, svolta a destra piede e peso sullo sci destro,  frenata lieve piedi sul predellino posteriore, frenata forte piedi sul freno anteriore. Faccio la mia bella figura e ricedo rapidamente i comandi prima di autodistruggermi contro un albero. Whaw, sarà il freddo pungente dell’aria nella corsa misto all’adrenalina, mi sento entusiasta! Saluto i cagnoloni e si riparte per la prossima meta, di tutt’altro tenore.

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Torniamo sui nostri passi ad Ekaterinenburg, e torniamo anche indietro nel tempo, al lontano 1918 che segnò la storia della Russia e del mondo. IMG_20171210_141934Dopo l’abdicazione dello zar e la sua prima recIMG_20171210_143105lusione vicino a Sanpietroburgo, la famiglia imperiale con i suoi più stretti collaboratori  fu spostata a Ekaterinburg, sotto la sorveglianza di Jurovskij, in una casa su una collina che un tempo era stata un bordello e che apparteneva al mercante Ipat’ev ; gli amanti delle coincidenze notano che Ipat’ev era anche lo stesso nome del monastero dove iniziò la dinastia imperiale dei Romanov. Probabilmente i bolsevichi avevano già deciso di processare ed uccidere lo zar a Mosca, ma le vicende militari acellerarono i tempi; infatti l’armata bianca nel luglio 1918  minacciava di riconquistare Ekaterinburg, e così fu deciso di anticipare l’esecuzione. Lo zar Nicola II, la zarina Alexsandra, lil figlio Alexej, le figlie Olga, Maria, Tatiana e Anastasia, insieme ad acluni collaboratori e domestici furono fatti scendere nello scantinato dove furono sparati più di 700 colpi;

IMG_20171210_142832Nel 1977, per evitare che in occasione del 60mo anniversario dell’eccidio vi fossero intorno alla casa Ipat’ev assembramenti tumultuosi, Eltsin fece abbattere la casa. Ma queto fatto non fece che incrementare il pellegrinaggio, e dopo che la chiesa ortodossa russa ebbe santificato la famiglia Romanov, nel 2000 fu deciso di costruire in onore dei martiri imperiali, sul luogo della Casa Ipat’ev, la “Cattedrale suIMG_20171210_151116l sangue”.

IMG_20171210_145851Fa una certa impressione visitare le Cattedrale sul Sangue, che non sembra così recente nel suo bel classico stile russo, ma che al suo interno racchiude icone dedicate a vari santi a cui la famiglia Romanov era devota e altre con le effigi degli stessi componenti della famiglia, a cui diversi pellegrini sotto i nostri occhi si accostano con religiosa devozione,IMG_20171210_152141baciandole ed inchinandosi negli interminabili riti ortodossi. Quasi a rendere più accettabile questo culto, in una sorta di museo della Chiesa i Romanov vengono accomunati nel “martirio” ad altre vittime della repressione sovietica, agli eroi di Cernobyl o a coloro che furono uccisi dagli atti terroristici degli ultimi decenni.

Io penso che al sorgere del mito degli zar “santi” abbiano contribuito diversi fattori: non solo lromanov‘ovvio revanscismo dopo la fine della dittatura comunista, ma anche una pietas umana nata dalla  brutalità delle modalità dell’esecuzione non solo dello zar ma anche delle sue giovanissime figlie e addirittura dello zarevic che era poco più che un bambino, e forse anche da un innato senso di rispettosa ammirazione che sorge nel popolo di fronte alla bellezza, insieme alla commozione per la bellezza violata, perchè la famiglia imperiale era indubbiamente bellissima.

 

Riprendiamo la macchima e torniamo aIMG_20171210_163538d immergerci nei boschi, fino ad arrivare all’ultima tappa di questo viaggio nella memoria. I corpi furono trasportati a Ganina Yama, in un bosco dove si trovava una miniera dismessa, e lì furono smembrati, disciolti nell’acidIMG_20171210_164218o, bruciati, ed infine sepolti in profondità. Se ne perse ogni traccia sino al ritrovamento delle fosse nel 1979. Mancava al conto Anastasia, e si diffuse la leggenda che fosse scampata all’eccidio, anche perchè una misterioIMG_20171210_165150sa donna russa scappata in America aveva sempre sostenuto di essere Anastasia, ma questa illusione si spezzò nel 2007 con il ritrovamento degli ultimi resti che IMG_20171210_164701sottoposti all’esame del DNA non lasciarono dubbi. Quasi con intento riparatorio sul luogo fu costruito un complesso di piccole suggestive e commoventi chiese di legno, una delle quali con 17 cupole come il giorno del luglio 1918 e 7 campane come il numero dei Romanov trucidati. Le chiesette andarono bruciate alcune volte e ora sono ricostruite sempre in legno con protezioni ingnifughe, e stanno lì nel silenzio dei boschi innevati la cui solenne bellezza è la vera riparazione alla barbarie degli uomini.

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IMG-20171210-WA0010IMG-20171210-WA0011Non possiamo lasciare Ekaterinburg senza aver visitato un altro luogo simbolico di tutt’altro genere: il confine tra Europa e Asia, segnalato da un obelisco a 17 km dalla città. In realtà il confine non è un punto ma una linea e quindi si contano diversi altri punti indicati come il confine autentico, tutti a pari diritto. L’obelisco che segna il confine tra Europa e Asia è una forma ellittica che sembra un abbraccio, e questi luoghi remoti e un po’ dimenticati sono proprio custodi di questo incontro e abbraccio di due immensi diversi mondi. La cosa curiosa sono le freccie che indicano le distanze dalle principali città europee, tra cui compaiono Torino e Genova, ma non Roma; penso che sia un retaggio sovietico, visto che Torino e Genova erano città operaie e Roma bieca sede papalina. Una delle freccie indica Irkusk, mia tappa del prossimo anno, questa volta tutta in Asia, e così iniziando già a sognare saluto per il momento Ekaterinburg e la Siberia!

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