Luang Prabang, ultima dimora reale del Laos, il Paese da un milione di elefanti

Luang Prabang, antica capitale dell’omonima provincia del nord del Laos e ultima sede dei regnanti, apre per me le porte del “Paese da un milione di elefanti”. Da alcuni anni mi sono innamorata dell’ Indocina, della sua cultura millenaria e della sua gente mite e sorridente ma tenace, e ho visitato più volte il Vietnam , poi la Thailandia e la Cambogia. Ora mi appresto ad esplorare il Laos,il Paese forse più intatto nella sua cultura, lambito dal turismo a cui si è aperto da poco principalmente in alcune città, ma non nei villaggi e nelle zone rurali.

IMG_20180102_074356Anche la storia sembra essersi dimenticata di questi sei milioni e mezzo di contadini, tanto che se tutti conoscono la guerra del Vietnam, non tanti sanno che nello stesso periodo e per gli stessi motivi ideologico – commerciali gli americani giocavano ai salvatori del mondo anche da queste parti e sganciavano una quantità impressionante di bombe sul Laos, ora Repubblica Democratica Popolare, cioè regime di quel particolare tipo di comunismo asiatico che di comunista ha soprattutto oggigiorno l’aspetto totalitario e non quello socialista. La povertà qui è ancora molto forte, la gran parte della popolazione rurale pratica un’agricoltura di sussistenza ed è poco o niente scolarizzata, il vero collante dell società è il  buddhismo, la religione tradizionale ed anche “di stato” che tiene insieme le ben 49 etnie che compongono questo Paese; cristiani e musulmani, peraltro in numeri assai irrilevanti,sono purteoppo perseguitati dal regime in Laos, diversamente che nel vicino comunista Vietnam, dove ad Hanoi ho potuto assistere ad un a messa di fine anno in una cattedrale gremita di gente, con un grande presepio luccicante di festa nella piazza antistante. Forse qui in Laos invece si è voluto segnare in maniera drastica uno stacco conn l’occidente che qui è il passato coloniale francese prima,  l’invasione americana dopo.

IMG_20180103_031725Eppure il primo approccio con Luang Prabang ha il sapore dolceamaro di un’epoca che non esiste più: la Satri House dove alloggio è una villa coloniale francese di inizio ‘900, splendidamente rimaneggiata in epoca recente, dove il tempo dembra scorrere pigramente tra bianche costruzioni i cui portici si aprono su cortili, specchi d’acqua su cui galleggiano fiori di loto, sale ombreggiate in cui troneggiano vetrine cariche di cimeli storici; tra il bastone da passeggio decorato in avorio e lacca e la spada da lavoro nei campi si riassume la differenza sociale tra colonizzatori e colonizzati.

IMG_20180102_064855Luang Prabang si trova in una posizione strategica,che ha fatto sì che fosse abitata fin dall’antichità: la città è in una sorta di penisola tra due fiumi che confluiscono, il Nam Kham e il grande Mekong. In questa stagione le acque del  sono basse e per attraversate il fiume in più punti vengono costruiti ogni anno lunghi ponti di bambù, nella stagione delle pioggie invece la corrente è impetuosa e travolge i ponticelli.

IMG_20180102_073948Luang Prabang è stata dichiarata Patrimonio dell’ Umanità Unesco, per i suoi templi bellissimi, le sue case di legno, l’armonia del paesaggio fluviale. Da allora è iniziato l’interesse turistico, ed ora è uno dei luoghi più noti del Laos, ma comunque la presenza straniera continua ad essere in numeri accettabili e sembra concentrarsi tutta nel mercato notturno!

IMG_20180102_033541Iniziamo la visita da palazzo reale, costruito con gran sfarzo nei primi del secolo scorso ma usato ben poco, perchè l’ultimo re fu deposto nel 1975 e l’erede al trono, fuggito nel sud del Laos, visse in un campo di rieducazione e poi confuo tra la gente e morì lì in esilio alla fine degli anni’70, ne diedero notizia i contadini del luogo.IMG_20180102_050233 Nel palazzo dal pavimento di legno si entra senza scarpe. Alcune cose sono stupefacienti, come il grande salone rosso con tutti intarsi di figure fatte con pezzetti di vetro luccicante, materiali poveri ad imitare gli sfarzi delle più illustri corti, o il pesantissimo trono-baldacchino dorato da mettere sopra all’elefante per il trasporto del re.

IMG_20180102_072048A Luang Prabang c’è un tempio reale molto bello, il WatXiengthong, con il suo tetto particolare tipico dell’architettura del Laos. Nell’interno mi colpisce una parete dipinta che rappresenta la sorte dei malvagi dopo la morte.IMG_20180102_072503 Poichè nel buddhismo le cinque regole base  sono: non uccidere gli esseri viventi, non dire menzogne, non rubare, non commettere adulerio, non ubriacarsi, si vedono uomini che avevano ucciso gli animali trasformati in bestie mostruose con teste di porco o di elefante, uomini che avevano mentito presi all’amo per la lingua, uomini che si erano riacaldati con lo spirito dell’alcool bolliti in grandi pentoloni, e così via.

IMG_20180102_072518La nostra guida ci mostra i vari ripi di gong, tamburi e campane usati come richiamo per diversi momenti, dal grande tamburo in pelle di bufalo che riauona a richiamare dalle campagne i contadini nei giorni dedicati a Buddha alla campanella che richiama a pranzo i monaci. A pranzo ma non a cena, perchè la ferrea disciplina prevede che i monaci mangino solo due volte al giorno, a colazione e a pranzo, e solo ciò che quotidianamente viene loro donato dalla popolazione; ogni mattina alle 5,30 i monaci escono per la questua, il TakBat,  e la gente dona generosamente loro cibo ed altre offerte con grande devozione in cambio della loro benedizione.IMG_20180102_090048 La cosa sorprendente non è tanto che i monaci escano tutti i giorni alle 5,30, ma che trovino gente alzata alla stessa ora e pronta a donare loro il cibo; evidentemente queata tradizione si è radicata all’interno di una civiltà contadina dove ci si alza molto presto per iniziare alla prima luce il duro lavoro dei campi. I monaci non sono solo i custodi dell’anima più profonda della tradizione laotiana, ma anche un centro importante di cultura ed educazione. La nostra guida ci spiega che l’accesso alle scuole superiori è molto costoso e molte famiglie che non possono permetterselo decidono di affidare dagli 8 ai 18 anni i loro figli  ai monaci come novizi, perchè possano istruirsi; lui stesso è stato novizio per 10 anni, ed oltre alla dottrina buddhista e alle scienze ha imparato anche l’inglese, il francese e un po’di sanscrito, così difficile da essere presto dimenticato, un po’come il nostro greco antico se non viene coltivato dopo il liceo classico.

IMG_20180102_074245A fianco al tempio si trova un altro edificio che sembra un tempio ma è stato costruito intoeni al catafalco funebre mastodontico, dorato e piuttosto kitch dell’ultimo presidente.

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IMG_20180102_051910Al centro di Luang Prabang sorge l’alta collina di Mont Phousi, 308 gradini per ammirare lo stupa dorato che domina la città e per godere dell’ampia vista a 360gradi. Lungo la strada venditori di pccole composizioni di fiori e incensi per iIMG_20180102_062101 Buddha e anche di piccole gabbie di paglia intrecciata comtenenti piccoli spauriti uccellini da liberare come offerta per ottenere meriti in cima alla montagna. Anche noi prendiamo un uccellino, e Giulia ci si affeziona così tanto che diventa un problema spiegarle che bisogna lasciarlo andare, ma poi capisce e si accontenta di tenere per ricordo la gabbietta in cui colloca un uccellino immaginario, anzi cinque per compensarne l’intangibilità.

IMG_20180102_063305La cosa più emozionante della giornata è stata avere l’onore di partecipare al rito del Basi officiato per noi in una casa privata di un villaggio vicino a Luang Prabang. IMG_20180102_101800E’ un’antica cerimonia che ormai sta scomparendo tra i giovani e che veniva usata per impartire la benedizine della comunità su chi doveva allontanarsi e partire per un lungo viaggio. Al centro della stanza tra incensi e decorazioni di  fiori arancioni è allestito un piccolo banchetto cerimoniale con vari tipi di dolcetti fatti in casa e liquore di riso laotiano, che ci vengono offerti.  Ci sediamo  a terra nella posizione del loto, noi da un lato, di fronte una decina di  donne anziane del luogo e un uomo che è colui che è stato scelto dalla comunità per essere il mediatore con il mondo degli spiriti.IMG_20180105_121637 A turno vengono davanti a noi e recitando antiche formule aramaiche di benedizione, e l’uomo un mantra dai suoni gutturali di gran fascino, ciascuno ci lega ad entambi i polsi una striscetta di stoffa bianca, che rappresenta una benedizione, una protezione e un augurio di lunga e serena vita. Le strisce vanno per tradizione tenute almeno tre notti, ma la nostra guida, che da ex novizio crede fortemente alla tradizione, ci consiglia di tenerle ancora fino al nostro ritorno, e poi di donarle a nostra volta per benedizione ai nostri cari. Solo che al nostro ritorno sarann degli straccetti, e quelle di Giulia sono già finite a mollo nel brodo di pollo, però lei guarda con soddisfazione tutte le sue benedizioni, e anche io le tengo come una cosa cara e un po ‘ magica, perchè credo che il pensiero collettivo indirizzato con sincera bnevolenza abbia un suo valore, e sui volti rugosi e sorridenti di quelle donne contadine a cui Giulia ha dispensato grandi baci si leggeva una reale benedizione. Lunga e serena vita, angioletto mio dolce, penso anche io guardandola. Le signore ci fanno un graditissimo “doggy bag” di tutti i dolcetti non consumati, che ci addolcisce anche i giorni a venire del nostro viaggio.

IMG_20180102_142039 Dopo un massaggio tradizionale laotiano in albergo, rigenerante e un po’ troppo energico per i miei rammolloti gusti occidentali, si parte per il turistico mercato notturno. Niente fake di prodotti di marca qui, come invece ai grandi mercati notturni della vicina Thailandia, e nemmeno oggetti locali di gran pregio, ma comunque un coloratissimo mondo di articoli artigianali e souvenir turistici molto divertente da visitare, al cui fascino non resto indenne. IMG_20180102_141553Tra copricuscini e borsette in  variopinti tessuti dai colori ricavati da diverse piante, sciarpe di seta, tondi sottovasi di legno e metallo dorato, lanterne di carta di gelso, vecchi oggetti di legno e metallo un tempo usati nei campi e nel lavoro domestico,  me ne vado con un portagioie cesellato di argentone, una scatolina portafiammiferi d’osso con intagliati deliziosi coniglietti, un elefantino di stoffa, e un braccialetto ricavato dal metallo di una bomba, perchè in un villaggio hanno avuto questa bella idea, trasformare strumenti di morte in fonte di sostegno economico e di vita. Resto a bocca aperta quando la guida mi disillude anche sull’origine locale di almeno il 60% degli oggetti di artigianato esposti in questo mercatino che sembra cosí tipico, spiegandoci che ormai molti manufatti sono importati dalla Cina dove costano molto meno e rivenduti come tipicamente laotiani ai turisti.

IMG_20180103_082134Il giorno dopo mi rifaccio invece in termini di genuinità al Phousi  Market, mercato alimentare dove non si bara: grosse rane fritte,  striscioline di pelle di bufalo ammollita e seccata (specialità culinaria di Luang Prabang), canna da zucchero da succhiare, lumache, erbe del fiume, lungi e finissimi spaghetti di riso, frutta e ortaggi esotici di ogni tipo.

IMG_20180103_034407In un villaggio sulle rive del fiume Mekong,  specializzato in lavorazione della seta, scopro che del gelso non si butta via niente, nemmeno la corteccia, dalla quale si ricava una carta a mano consistente ma opalescente perfetta per le lanterne o per raffinati biglietti augurali.IMG_20180103_035156 Assistiamo e partecipiamo alla creazione di un foglio di carta gelso: la fibra ricavata dalla corteccia viene bollita e ammorbidita, ripulita a mano da ogni imperfezione, sfIlata e lasciata a lungo al macero nell’acqua; nelle vasche d’acqua si immergono quindi dei setacci molto fini della grandezza di grandi teglie, nella pappetta bianca di carta vengono inserite piccole decorazioni di foglie e fiorellini, affondati con le dita appena sotto la superficie come sta facendo Giulia in questa foto, quindi i setacci vengono estratti dall’acqua e lasciati ad asciugare, e si staccano i grandi raffinati fogli di carta ormai asciutta.

IMG_20180104_025129Assistiamo anche ad una dimostrazione della seticoltura, dai bachi da seta che si nutrono golosame te delle foglie del gelso, ai bozzoli da cui si ricava il prezioso filo, alla sua lavorazione con l’ammorbidimento,IMG_20180104_025134 la colorazione con vari colori naturali tratti per lo più da sostanze vegetali e minerali, la tessitura secondo disegni che si tramandano oralmente d generazione a generazione.

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IMG_20180103_042013Nei pressi del villaggio scendiamo alle rive del Mekong e saliamo su una imbarcazione di legno coperta, stretta e lunga, la più grande che possa in questa stagione secca solcare le acque basse del fiume da cui affiorano roccie e banchi di terra; le imbarcazioni importanti per il traffico commerciale internazionale funzionano solo nella stagione piovosa. IMG_20180103_045346Ma navigando passiamo tra due ali di un massiccio ponte ferroviario in costruzione, che verrà completato nel 2020 e su cui passerà un treno veloce dalla Cina alla Malesia, opera totalmente finanziata dalla Cina, un’occasione importante per lo sviluppo economico del Laos che è terra ricca di materie prime, specie minerali pregiati.

IMG_20180103_060313La nostra navigazione ci porta fino alle Buddha caves di Pak Ou, due caverne a diverse altezze sul fianco di una montagna che si affaccia sul Mekong, raggiungibili attraverso molti scalini, in cui già dal XVI secolo la devozione popolare ha iniziato ad accumulare statuette di Buddha,IMG_20180103_061241 ed ora se ne contano migliaia di diversa foggia e dimensioni, da quelle di legno più antiche ed intaccate dalle termiti o di pietra erosa dal tempo a quelle nuove ancora oggi collocate tra incensi e fiori arancioni.

IMG_20180103_103753Giusto il tempo di tornare indietro con la barca e ripartiamo con il nostro van per un’ escursione naturalistica molto rilassante  alle cascate di Khuang Si. In una regione di verdi splendidi boschi scrosciano impetuose le cascate che scendendo si riversano in successive digradanti pozze d’acqua dove i locali più coraggiosi fanno il bagno.

IMG_20180103_103204Mi immergo anche io per circa 30 secondi ed esco congelata ma tonificata.

IMG_20180103_102608Nei pressi delle cascate c’è un centro per la salvaguarsia di una particolare specie di orso asiatico nero con un sottocollo bianco sul petto, dove si possono ammirare diversi esemplari curati e, poverini, costretti al vegetarianesimo.

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E per finire, serata a teatro.

IMG_20180103_125502Assistiamo ad una rappresentazione di danze tradizionali che narrano il mito di Totsakhan, re dei giganti che aveva fama di immortale per aver consegnatoIMG_20180103_131755  Il suo cuore in custodia ad un eremita, e della sua fine ad opera del re dell’esercito delle scimmie, che dopo avergli rubato il cuore lo stritola e lo colpsce con una freccia. I danzatori sono interamente rinchiusi in maschere mostruose dai IMG_20180103_130632colori sgargianti che esaltano l’aspetto epico e simbolico della rappresentazione, mentre le danzatrici nei costumi tradizionali eseguono movimenti delicati e sensuali con le mani, di antichissima cultura. Nonostante la completa estraneità alla tradizione occidentale lo spettacolo è avvincente.

IMG_20180103_131700Oggi a letto presto, sperando di non sognare Totsakan, perchè domani siamo in partenza per una lunga attraversata delle montagne, che ci porterà fuori dai percorsi più battuti a conoscere i villaggi sperduti delle minoranze etniche, fino ad arrivare a Phonsavan.

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