Un’isola di 100 passi per 200
Immaginate un paradiso che si misura in passi. Toberua Island, una piccola gemma privata delle Fiji nell’arcipelago delle Lomaviti, ad est di Viti Levu, non è più grande di cento passi per duecento. Eppure, in questo fazzoletto di terra circondato dal Pacifico, si concentra l’essenza stessa di ciò che significa “fuga tropicale”.
Qui non ci sono auto, rumori, né folla. Solo un resort con pochi bungalow, la brezza che scuote le palme, il ritmo delle maree che disegnano continuamente nuovi profili alla spiaggia, e il sorriso sincero delle persone che vi accolgono con un caloroso “Bula!”.

Atmosfera rilassata e sorrisi genuini
Gli alloggi affacciati sull’oceano con la loro amaca sulla spiaggia, un negozietto di souvenir e articoli essenziali, il ristorante, qualche gioco, un piccolo centro massaggi: la vita sull’isola scorre lenta, scandita da riti semplici.
Un caffè sorseggiato davanti al mare al mattino, una chiacchierata con chi lavora sul posto che racconta la vita quotidiana alle Fiji, o un incontro con il colorato pappagallo Jack, vera mascotte dell’isola. Jack vola libero ed è conteso a colazione dai turisti per regarargli una fettina di cocomero; a chi lo stuzzica augura con voce squillante: “Bula”, come se fosse l’ambasciatore ufficiale del luogo.

Maree, snorkeling e meraviglie naturali
Il mare intorno a Toberua è un caleidoscopio che cambia con la marea. A volte l’acqua si ritira e lascia emergere lingue di sabbia bianchissima; altre volte l’oceano si fa padrone assoluto, accarezzando le palme fino a pochi metri dal resort.
Con maschera e boccaglio, basta tuffarsi per entrare in un acquario naturale: coralli intatti, boschi di poseidonia, pesci multicolori, tartarughe marine, giochi di luce che trasformano l’acqua in un mosaico vivo, soprattutto approfittando dell’escursione che ogni mattina con la barca porta al vicino reef, dove lo snorkeling è spettacolare.

E poi ci si può far accarezzare dal vento su un catamarano o vogare con energia sulle canoe a disposizione, con cui con un po’ di lena è possibile raggiungere anche qualche isoletta vicina.
Conchiglie, stelle marine e coralli
Ogni giorno il bollettino mi informava sulle maree a cui è soggetta l’isola. Durante la bassa marea, non si poteva fare il bagno, ma in compenso si poteva esplorare la distesa di sabbia bagnata e grigia lasciaa dall’acqua ritirata, cosparsa di conchiglie e di stelle marine di ogni forma e colore, tanto che occorreva fare attenzione a non calpestarle. Le distese di sabbia emersa dal mare erano diventate perfino il campo perfetto per un improbabile gioco del golf di un gruppetto di turisti americani.

Tra i grandi pezzi di corallo trasportati dalle onde, ho trovato anche una conchiglia enorme e bellissima… ma proprio mentre stavo per raccoglierla, un granchio rosso ci si è rifugiato dentro, reclamandola come casa, e non ho potuto far altro che lasciargliela.
L’isola del picnic
Poco distante da Toberua si trova una piccola isola vicina al reef, circondata da sabbia abbagliante cosparsa di grossi coralli bianchi e rosa e conchiglie, che si percorre per tutta la sua circonferenza a piedi in 5 minuti,con un cuore verde di alberi.
E’ così piccola che non ha nemmeno un vero nome, la chiamano l’ isola del picnic. È il luogo perfetto per stendere un telo e gustare un semplice picnic preparato dagli abitanti del villaggio: pesce fresco, frutta tropicale, pane, dolce di cocco.
Un pranzo essenziale, ma reso unico dall’ambiente che sembra uscito da una cartolina. E poi una pennichella al sole, e un po’ di snorkeling in un punto di mare strordinariamente limpido e ricco di flora e fauna.

L’isola degli uccelli
Un’altra escursione indimenticabile è l’“isola degli uccelli”, un’oasi naturale dove nidificano esclusivamente stormi di uccelli marini, soprattutto i Sula Piedirossi (Sula Sula).

I loro piccoli, nei nidi ben visibili sugli alberi per tutto il perimetro dell’isola, hanno un piumaggio candido sofficissimo. Il cielo si riempie di voli incrociati e richiami incessanti, creando un concerto selvaggio.

All’interno dell’isola, tra la fitta vegetazione, si incontrano anche serpenti d’acqua. Sono velenosi, ma innocui per l’uomo, perché i loro denti, situati in fondo alla gola, servono soltanto a catturare i pesci di cui si nutrono; poichè la loro pelle è a strisce, non fanno niente per nasconderi, e così ho potuto individuarne diversi e prenderli anche in mano.

L’incontro con il villaggio indigeno di Vatani
A pochi minuti di barca, Vatani, un piccolo villaggio indigeno, accoglie i visitatori con la semplicità di chi non possiede quasi nulla, ma ha tanto da dare. Ci hanno dato il benvenuto con armoniosi canti e con profumate collane di erbe e fiori intrecciati a mano, tutte diverse tra loro, e sorrisi timidi ma sinceri.

Le donne che ci accolgono ci accompagnano sino alla casa comune, dove adulti e bambini si riuniscono e dove il loro capo ci riceve secondo la tradizione fijina, in cui solo a seguito di un preciso rituale si viene ammessi a far parte del villaggio e quindi si ha il permesso di poterlo visitare.

Per questa cerimonia occorre che uno dei visitatori venga indicato cone “capo tribu” , e una volta entrati nella capanna e seduti per terra lui offre a nome di tutti al capo villaggio il dono di una preziosa radice di kawa, da cui viene preparata sul momento e offerta la tradizionale bevanda, nei modi di cui vi racconterò dopo. Il capo villaggio ci fa un discorso di benvenuto e pronuncia una preghiera di benedizione. Le donne ci offrono il tè e dei dolcetti fatti da loro, quindi cantano e ballano per noi.

Poveri ma sempre sorridenti
Il devastante ciclone del 2017 ha distrutto molte capanne, che sono ancora parzialmente in ricostruzione. Le casette sono spartane, in ognuna di esse vivono fino a 30 persone, la vita dura, ma la dignità e la gioia di condividere sono palpabili.

In quest’isola arrivano piccoli gruppi di visitatori solo 2 volte al mese, e sono per loro una delle poche fonti di sostentamento, con i loro acquisti nel piccolo mercato artigianale e con le offerte.
Una donna del luogo che parlava bene inglese si è fatta carico di spiegarci la vita al villaggio; i tanti bambini ricevono un’istruzione molto basica sull’isola, ma raramente possono continuare gli studi perchè non solo le scuole sono sull’isola principali delle Fiji dove occorre recarsi con una lunga navigazione, ma poi una volta approdati è necessario servirsi di un taxi per arrivare fino alla capitale perchè ben pochi posseggono una macchina.

Girando per il villaggio
La modesta chiesetta evangelica è spoglia ma costituisce il cuore spirituale di questo piccolo villaggio, dove tutti sono cristiani da secoli. Gli abitanti cantano armoniosissime canzoni di chiesa nel loro dolce e allegro stile fijjino.
Una sorgente naturale crea una pozza verdastra in cui gli abitanti si bagnano e lavano i vestiti. Per bere si raccoglieva fino a poco tempo fa l’acqua piovana, ma ora è arrivato un acquedotto sottomarino.

Le donne del villaggio nel mercatino espongono per noi su teli disposti per terra i loro tesori poverissimi, collanine e orecchini di conchiglie, oggettini di legno intagliato, segnalibri, conchiglie, fogli della tipica stoffa vegetale dipinta con motivi fijini. Lascio tutti i soldi che ho, cercando di suddividerli tra le varie famiglie.
Siamo andati via seguiti dai bambini e accompagnati dagli stessi canti che ci hanno accolto. È stato un momento che ha lasciato un segno, ricordandoci quanto le Fiji siano fatte prima di tutto di persone, non solo di paesaggi.
Vita tra lavoro e tradizioni
Molti lavoratori del resort di Toberua provengono proprio dai villaggi circostanti e restano legati alle loro radici. Una sera a settimana, tornano idealmente “a casa” mettendo in scena per gli ospiti i canti e i balli tipici, con i ritmi ipnotici dei tamburi e le voci profonde che raccontano la loro storia.

La domenica, invece, li si può vedere nei loro abiti coloratissimi partecipare con fervore alla funzione della chiesa: un’esplosione di musica corale che trasforma la fede in festa.
La cerimonia della kava
Parte integrante della vita sociale è la kava (o yaqona), la bevanda dell’amicizia. L’esperienza è affascinante, ma ci vuole coraggio… . Viene preparata pestando la radice essiccata, ridotta in polvere, raccolta in un panno e strizzata nell’acqua con le mani.

Il risultato è un liquido torbido che viene servito in un’unica ciotola, immersa e passata di mano in mano senza risciacquo. Il gesto però supera i timori: bere kava significa accettare il legame, entrare nel cerchio della comunità.
Corse di granchi e divertimento locale
Non manca anche il lato giocoso della vita isolana: le corse dei granchietti fatte per beneficienza per la scuola elemenare dei villaggi. Ognuno sceglie il proprio campione con un numero disegnato sul dorso e punta su di esso tramite una piccola asta, tra risate e applausi, e ci si lascia trascinare da un divertimento semplice, che unisce ospiti e abitanti come in una piccola festa comunitaria.
Non poteva che vincere Speedy Gonzales, mentre Cinderella probabilmente era già andata a dormire e non si è mossa!
Scuba diving con una megattera
Se c’è un’esperienza che resterà scolpita per sempre, è l’immersione di mio marito con una megattera di 12 metri. Prima ha lanciato un segnale sonar che ha sentito vibrare nel petto, poi si è avvicinata lentamente, girandogli intorno con curiosità. Lo studiava, e lui studiava lei. Occhio nell’occhio con un gigante dell’oceano: pochi secondi che valgono l’intero viaggio.
Le Fiji oltre Toberua
Toberua è un microcosmo, ma le Fiji intere sono un universo di isole, tradizioni e natura incontaminata. Da Viti Levu con i suoi mercati brulicanti di colori e profumi, alle Yasawa punteggiate di spiagge cinematografiche, ogni isola racconta una sfumatura diversa di questo arcipelago. Io sono contenta di averne colto un aspetto intimo, forse senza fama oltreoceano, ma molto autentico.

Ovunque andrete, troverete lo stesso spirito: la lentezza che guarisce, la bellezza naturale che conquista, il saper vivere serenamente con poco e la gentilezza disarmante delle persone.

Dove andare ancora alle Fiji? Può interessarti anche il post sulla capitale Suva, alla scoperta di un luogo meno da cartolina, ricco di contraddizioni ma molto autentico.
