Utrecht è uno di quei luoghi che ti sono familiari fin dai tempi della scuola, ma perfettamente sconosciuti finchè non ti capita di andarci e riesci a dare un volto a lontane nozioni, in questo caso il “trattato di Utrecht”, che pose fine alla guerra di successione spagnola nel 1713.
Giusto per ricordarmi che sono in Olanda, un immenso parcheggio di biciclette è il primo colpo d’occhio di Utrecht all’uscita della stazione (la più grande dei Paesi Bassi), e attraversando la strada non bisogna fare attenzione tanto alle automobili quanto proprio alle bici che sfrecciano velocissime e pretendono la loro precedenza; efficiente ed economica, chi l’ha detto che la bicicletta non permette di portare tanti bagagli? Guardate nella foto come si sono ingegnati qui.
Nel giro di pochi metri del resto sono concentrati tutti gli stereotipi di questo Paese, dai banchi che vendono splendidi tulipani di tutti i colori (5€ un mazzetto da 30 fiori) e bulbi di ogni tipo, al canale tra le casette basse con lo sfondo di mulino a vento, alle ceramiche azzurre e bianche con gli olandesini che si baciano.
E’ tempo di Pasqua e paese che vai usanza che trovi: niente uova di Pasqua qui, ma tantissimi coniglietti di cioccolato di tutte le dimensioni per la caccia al coniglio pasquale. C’è un curioso legame tra Utrecht e il coniglio, forse perchè qui è stato creato il cartoon della coniglietta Miffy, di cui gli abitanti di questa città vanno cosí orgogliosi da avergli dedicato un semaforo, che al posto del verde ha la coniglietta! Hanno ragione, Miffy è un cartone delicato e gentile, mi è sempre piaciuto!
E poi il mercato, con i suoi banchi di salsicciotti di fegato appesi e colorate tonde forme di formaggio olandese avvolte in lucida plastica (poche sfumature per un unico sapore, diciamocelo, la ricchezza dei formaggi italiani non è neanche lontanamente paragonabile), pelli di mucca e pantofole scamosciate e imbottite di lana, per ripararsi dal freddo che qui non scherza, zoccoli colorati
di legno o nella moderna meno affascinante versione di gommapiuma, adatti a chi vive con dei vicini al piano di sotto; tantissime sono le varietà di pane, nei banchi del pesce gustosi piattini pronti da mangiare per strada, tra cui anguilla, aringa, salmone ed altri affumicati, pescato fresco di ogni tipo che la gente sceglie con le mani e mette in un cesto di plastica per la pesatura, e anche ostriche, cannolicchi, lumache di mare e diversi altri generi di
molluschi, e i tipici piccolissimi saporiti gamberetti da mangiare crudi; uno stand offre patate fritte olandesi al cartoccio in quantità, che sembrano riscuotere gran successo, forse perchè servono anche a scaldare le mani. La specialità locale sono i Goudse Stroopwafels, una specie di tonde cialde doppie tra cui è un ripieno molto dolce tipo mou, davvero ottimi.
Ci sono tanti giovani con zaini e sacchi a pelo, che animano questa vivace città che è da tempi antichissimi sede di una famosa università, e i cartelli che danno le distanze delle principali città europee…basta pedalare!
Tutto il centro storico di Utrecht è circondato da un grande canale con tanti canali minori; il ramo più antico, grande e animato, è l’Oudegracht, sotto i cui ponti passano come bus i larghi traghetti dal tetto basso, mentre sui due lati sorgono tanti caffè e bistrot. Il ramo nuovo, più stretto, su cui si affacciani particolarissime belle case, è il Nieewgracht; su uno dei
ponticelli è la curiosa nota statua di bronzo della venditrice di polli. Il canale scorre a 5 metri sotto il livello del piano stradale e questo crea un buon riparo contro le inondazioni; ma sul canale si affacciano a pelo d’acqua tante piccole bottegucce e localini trendy, che ci si domanda come facciano a non venire allagate un giorno sì e uno no, poi sopra agli argini tipiche deliziose casette marroni con le finestre bianche e i tetti rossi, tutte con qualche particolare architettonico che le rende uniche, e dietro fa capolino il campanile della cattedrale.
Fuori dalle case, al piano “acqua”sono parcheggiate le canoe, al piano “strada” le biciclette!
La strada pedonale Lange Elisabethstraat ci conduce alla cattedrale (Domkerke), la cui alta torre (Domtoren) ci fa da punto di riferimento per l’orientamento in quasi tutta la città. La torre, alta 112
metri, è un capolavoro
gotico che svetta staccato dalla cattedrale, e si è salvata dal terribile tornado che nel 1674 distrusse invece tutta la navata centrale della chiesa. Si può salire fino in cima e se si sopravvive da lì si gode uno splendido panorama. Da sotto invece ci si può dilettare ad ascoltare al battere di ogni ora il carillon di campane del cui funzionamento si occupa un’apposita gilda, il sabato mattina un vero e proprio concerto nel quale un musicista riproduce melodie famose con le sole campane.
Della Domkirke dopo il ciclone di cui ho detto rimangono antichi solo i transetti nord e sud, la sala capitolare che oggi fa parte dell’Università e due chiostri del XV secolo. Il vecchio perimeteo della chiesa, dove oggi è rimasto solo il suolo della piazza, è segnato da una pavimentazione di colore diverso, per non perdere la memoria di ciò che fu.
Mi incuriosice il portale posteriore della cattedrale, molto moderno, fatto come se fosse un foglio di giornale che riporta scritte e immagini su vari argomenti, come la vita di S.Martino,le opere di carità ecc. La Cattedrale è molto vasta, parzialmente legata ad altri edifici, e bisogna girarci intorno perchè ogni diverso punto mostra inaspettate prospettive e nuovi dettagli. Anche l’interno, molto luminoso, dà l’idea dell’immensità, soprattutto impressiona pensare che si trattava solo di un transetto dell’originaria chiesa. Alle devastazioni naturali si unirono anche gli scempi compiuti dalla riforma protestante, che nella furia iconoclasta si è lanciata contro le antiche tombe dei vescovi e anche sulle statue ed immagini sacre. Niente di nuovo, quando l’ISIS distrugge le antiche statue “pagane”.
Il chiostro, rimasto intatto, è una trina bellissima di trifore. e al centro curate siepi geometriche con al centro una fontanella con una piccola statuetta di un monaco intento nella lettura.
Davanti alla cattedrale sorge un grande monolite del 980, tutto scritto con segni runici, donato dalla Danimarca per ricordare l’evangelizzazione partita da Utrecht, e una targa riporta la traduzione in danese, ma francamente non so quale delle due sia più intellegibile!
Un’altra chiesa importante è San Pietro, un raro esempio di romanico tedesco, costruita in pietra calcarea con colonne in arenaria rossa. Interessante è anche la chiesa e il convento di S.Caterina che ora ospita un museo della storia della religione olandese.
Nell’Università, che è tutt’oggi vivissimo centro di cultura che richiama studenti da tutta Europa, fu firmata nel 1579 la famosa Unione di Utrecht. L’università è davvero grandissima, ed è costituita da tutta una serie di palazzi antichi, ciascuno per una storica facoltà. Ecco sulla facoltà di diritto una citazione da Sallustio: “concordia res parvae crescunt”, a cui lo storico latino faceva seguire il monito “discordia maximae dilabuntur”, cioè con la concordia le cose piccole crescono, mentre con la discordia anche le più grandi vanno in rovina.
Utrecht ha una tradizione antichissima: è stata fondata addirittura dai romani nel 47 d.C; era infatti in una posizione strategica per l’attraversamento del fiume Reno, che lambisce anche l’attuale centro abitato, senza però costituirne il cuore. E’ stata la prima città olandese ad abbracciare la fede cattolica e i missionari di Utrecht portarono da qui il cattolicesimo in tutta l’Olanda e anche in Danimarca. Questo è il monumento a cavallo a Willibrod, il vescovo che aveva convertito al cattolicesimo Utrecht e da qui tutta l’Olanda. Con Carlo V nel 1227 finì il dominio di Utrecht sul resto dell’Olanda, ma questa città continuò a essere ricca e potente in tutto il medioevo, come ci ricordano le sue numerose chiese, monasteri e palazzi medievali, oggi affiancati da palazzi più moderni il cui stile si fonde però perfettamente con quello antico. Di Utrecht mi piace proprio questa perfetta fusione tra storia e tradizione e modernità a misura d’uomo.
Eccoci al mercato dei fiori, una gioia per gli occhi, naturalmente a farla da padroni sono i bulbi di tutti i tipi, dai tulipani ai deliziosi mughetti bianchi. Ci sono anche ghirlande da appendere alle porte, che reggono delle retine ripiene di semini vari per gli uccellini, e le ho viste su diverse case, che cuore delicato!
Non lontano dal mercat
o dei fiori è il piccolo monumento ad Anna Frank, mai dimenticata, a cui qualcuno porta sempre fiori freschi, e una chiesa protestante adibita a mostre, in questo momento una fiera del libro, e mi appare uno strano contrasto vedere la gente che passeggia e fa acquisti tra letombe antiche.
Questo monumento mi ha divertito tanto: è il popolarissimo monumento al coniglio, ispirato al pensatore di Rodin, che da lontano sembra piuttosto una cicala! C’è anche il monumento al sole della giustizia, che senza voluta ironia è ahimè un mezzo sole nero che spunta dalla terra ma non riesce ad alzarsi in cielo.
Mi spingo in quartieri più popolari rispetto al centro, dove la popolazione si fa più multietnica, e capito nell’enorme mercato delle stoffe, una lunghissima via tutta banchi con pezze di stoffa di tutti i tipi. Lì c’è anche una curiosa torre che è l’antico serbatoio dell’acqua e non un bastione difensivo come appare.
Per mangiare, un’alternativa alle ricchissime varietà di street food sono i localini che servono cibo tipico abbastanza economico (dove ci sono studenti si trovano sempre posti di questo tipo!); vi consiglio questa strettissima stradina dal nome buffo: la Zakkendragerssteeg, tutta piena di ristorantini, il cui percorso è segnato da luci colorate incastonate per terra.
L’abbiamo lasciata per ultima ma vale da sola la visita alla città: un’attrazione che ho trovato davvero unica, situata nella Burkerhof, la più antica chiesa di Utrecht sul cui portale è un bellissimo fregio medievale è il Museo degli strumenti musicali meccanici, degli orologi animati meccanici e degli automi, pieno di oggetti incredibili, divertente e interattivo, dove si passa a bocca aperta accanto ad opere dell’ingegno e della fantasia di altri tempi, ma di eccezionale modernità, rese vive dalla guida che coinvolge anche in canti e balli. Eccovi qu
a alcuni esempi, anche se le foto non può certo rendere il senso della musica e del movimento e quindi si perde quasi tutto, a giusto per incuriosirvi…La foto qui sopra è un Van Gogh che si muove e dipinge un quadro i cui fiori ruotano come se fossero vivi.
Questo è un uccellino nella sua gabbietta che si muove e canta deliziosamente.
Questo mobile gigante è niente di meno che un’intera orchestra automatica, che si mette in moto con una monetina. Accanto al pianoforte che legge automaticamente le partiture è l’antesignano del juke box, un grammofono che seleziona e suona automaticamente i dischi che vengono scelti.
Questi artisti di strada, prestigiatori e giocatori di bussolotti si muovono invece dettagliatamente al ritmo di un’orchestrina popolare.
Come non cantare una canzoncina popolare tedesca che tutti sembrano sapere tranne me, mentre la guida gira la manovella dell’organetto?
Questi baracconi invece sono più pretenziosi, riempiono e animano intere sale da ballo con walzer ed altri balli più popolari suonati da orchestre nascoste mentre alcuni automi mimano i movimenti della danza o dei musicisti.
C’è persino un trenino musicale su cui si sale e si pedala e lui muovendosi suona perchè i binari sono costellati di rilievi che fanno scattare le varie note come il nastro di un carillon. E si può anche assistere ad un concerto completo di vere campane che suonano spartiti automatici! Si tratta della riproduzione del meccanismo del carillon di campane della Domtoren, se volete risparmiarvi di salire fin lassù.
Insomma di Utrecht mi sono proprio innamorata, e mi sembra che rappresenti lo spirito olandese ancora meglio di Amsterdam. Arrivarci è facile, sia in aereo e poi treno da Eindhoven o da Amsterdam, sia direttamente dai treni internazionali; girarla è ancora più facile perchè è piccola e senza macchine, si vive tutta a piedi o in bicicletta, scoprendo sempre qualcosa di nuovo e non annoiandosi mai. Tornarci, poi, è quasi inevitabile!
Sono da poco stata in Olanda, facendo tappa ad Amsterdam, Eindhovem Marken e Zansee Schanse, e sono rimasta molto colpita da questo paese che ho deciso di tornarci presto. Dopo aver letto il tuo articolo la prossima volta farò sicuramente tappa a Utrecht.
Ho visitato Utrecht in una giornata grigia. Ho affittato una bicicletta e l ho girata tutta. Dal primo all’ ultimo angolino. E mi è piaciuta un sacco! È così graziosa e curata. I canali sono poesia. Anche i parchi. Meraviglia ❤
Mi piacerebbe un viaggio tra le città olandesi meno note di Amsterdam. In realtà lo avevo fatto secoli fa con i miei genitori ma a Utrecht non ci siamo stati. Mi sembra una città molto colorata, vivace e magari meno caotica di Amsterdam. Che bello il mercato dei fiori 😍