Copenaghen, una sirenetta ecologista

La vivace “bianca regina del mare”, tra storia, favola e una modernità attenta alla qualità della vita e alla crescita ecosostenibile.  Dal palazzo reale a Christiania, la città degli hippy, dal design agli Smørrebrød, dai grattacieli agli appezzamenti giardino, dal parco dei divertimenti Tivoli alla Sirenetta, tre indimendicabili giorni alla scoperta dell’anima multiforme della capitale danese.

 “Splendida, splendida Copenaghen, bianca regina del mare”, suonava una famosa canzone degli anni ’50, di quelle che si perdono nella nebbia e rimane solo un motivetto insistente nella testa, a farmi fantasticare fresca bellezza del nord. La capitale danese non tradisce certo le mie aspettative perchè è una città che ha tutti gli ingredienti della piacevolezza: è ricca di storia ed ha  anche un pizzico di favola, è molto vitale e in grande fermento evolutivo, nella ricerca della conciliaazione tra l’alta qualità di vita per i suoi abitanti e la sosteniblità ambientale, insomma decisamente un modello da studiare per tante metropoli italiane. Manca solo il nostro clima luminoso e caldo, qui si muore di freddo a ferragosto e sta piovigginando, anche se parzialmente questo aspetto d’estate è compensato dalle lunghissime giornate, anche se qui non siamo così a nord da avere il sole a mezzanotte; comunque il clima non è un elemento negativo da poco, tanto che soprattutto d’inverno, nelle fredde cortissime giornate, il numero di sindromi depressive che si sviluppano è molto elevato.

La mia visita di Copenaghen parte dalla più classica delle attrattive, il cambio della guardia davanti al Palazzo Reale. Ogni giorno, a mezzogiorno, le guardie con una divisa il cui pezzo forte è l’alto cappello di pelliccia d’orso che sembra un po’ copiato da quello dei più noti colleghi inglesi (ma forse no, visto che la monarchia danese è la più antica d’Europa), si passano le consegne con una lunga cerimonia, accompagnata dalla banda se i reali sono in casa. La cosa che mi ha divertito di più è stato l’atteggiamento scherzoso e sorridente della paffuta guardia di polizia che dava indicazioni di comportamento ai visitatori e vigilava sulla sicurezza senza perdere affatto di credibilità (ad es. “borse davanti così fate un dispetto ai ladri, non oltrepassate la linea bianca … poi quando arrivano i soldati fate un passo a destra, uno a sinistra e clap”). Vi consiglio di arrivare 15 minuti prima perchè la folla è fitta, e di sistemarvi sul lato opposto rispetto alla via d’accesso alla piazza, miglior punto di osservazione della cerimonia. In mezz’ora di cambio della guardia si può ammirare al meglio l’emiciclo del palazzo reale di Amalienborg. Da qui, portandosi lungo il porto canale dietro alla piazza, una piacevole passeggiata di un quarto d’ora sul molo, fiancheggiato da bei giardini con siepi di labirinto, statue,  ex magazzini recuperati ad abitazioni trendy, porta alKastellet, un parco dove si trovano le residue fortificazioni dell’antica Copenaghen,  tra fiori, fontane, una chiesetta neogotica un po’ fiabesca e soprattutto le rive del mare sui cui scogli si adagia la Sirenetta. La visita alla Sirenetta è un omaggio alla città che non si può mancare. Non è certo impressionante con i suoi  m.1,25 di altezza (del resto il doppio del Menneken Piss di Bruxelles), ma è così romantica e suggestiva da meritare la sua fama; nel tempo le hanno fatto di tutto: la hanno vestita di biancheria intima, l’hanno dipinta di rosso, le hanno messo in mano oggetti erotici, l’hanno persino sradicata tra le proteste per esporla all’expo di Pechino, eppure lei è ancora lì, dolce e seducente, a farsi fotografare da turisti di tutto il mondo.

L’altro lato fiabesco di Copenaghe è il porto vecchio, Nyhaven, un tempo malfamato ed ora vivace e frequentatissimo. Vi si affacciano bellissime casette in stile anseatico, che se avrete la fortuna di trovare una giornata di sole, riflettono i propri sgargianti colori nelle acque, creando un delizoso quadretto, mentre i ristoranti offrono ottimi (e un po’cari) Smørrebrød, e dal molo partono grandi chiatte turistiche che fanno vedere la città dalla prospettiva del mare, e stranamente non costano nemmeno tanto, così vi consiglio vivamente un giro. Già che ho accennato agli Smørrebrød, vi spiego cosa sono:  il piatto principe del “fast food” danese, delle fette di pane di segale, imburrate o con altro condimento come maionese, e ricoperte da una pila di ogni ben di dio, ad es. su quello che ho mangiato io erano gamberetti, uova sode, caviale, salmone e avocado; costano come una portata normale, ma sono un’ottima soluzione perchè sono molto ricchi. Della cucina danese mi sento di menzionare la pasticceria, ed in particolare i “danesi” che non sono quella specie di cornetti schiacciati e spalmicchiati di crema che conosciamo in Italia con quel nome,  ma  degli impasti squisiti a girandola con vari ripieni di semi e spezie, ottimo quello con la cannella. Per il resto, tanto cavolo, tanto maiale bollito e salsicce varie, buone zuppe, vari tipi di formaggio non all’altezza di quello italiano, ottima birra (qui è la fabbrica della Karlsberg, con l’imponente ingresso ai cui lati sono le statue di due grossi elefanti, che è un’istituzione per la città, e i cui fondatori furono anche mecenati di molti monumenti e opere pubbliche cittadine),  rum di ribes.
Per un’immersione nell’eleganza dei palazzi storici e per lo shopping del celebre design danese il cuore di Copenaghen è sicuramente la lunga via pedonale i cui tratti hanno diversi nomi e che nel suo insieme viene chiamata Strøget.  Fra i vari negozi dello Strøget  vi segnalo il negozio di Bang e Olufsen, il marchio del hi-fi che coniuga eccellenza  tecnica e design raffinato, e la showroom delle porcellane Royal Copenaghen, dove è difficile resistere all’acquisto delle delicate statuine di porcellana da collezione, e se non si vuole spendere tanto c’è anche un reparto dedicato alla seconda scelta, con piccole falle nella verniciatura davvero impercettibili al non esperto. Però la gran parte dei negozi sono quelli delle grandi firme che ormai si trovano ovunque, così se siete stufi dei soliti marchi internazionali deviate nelle stradine tutto intorno, troverete autentiche botteghe artigiane, piccole gallerie d’arte, neegozietti di antiquariato e modernariato che hanno pezzi molto interessanti.  Sullo Strøget si aprono la bellissima piazza Amargertorv, con la fontana delle cicogne e la piazza Gammel Torv, con la fontana della carità (una donna incinta con un bambino che fa pipì, molto scandalosa all’epoca!) dove un tempo gli abitanti andavano a prendere l’acqua che vi arrivava attraverso un “acquedotto” di tronchi d’albero scavati. La strada termina  sulla piazza del Municipio, Radhuspladsen, un edificio imponente sulle cui torri troneggia un orologio astronomico molto complesso. Sulla piazza oggi era  in atto un’iniziativa molto in linea con la mentalità danese, il mercato del libero scambio di vestiti, dove porti uno che non ti piace più, prendi un altro alla pari: ecosotenibilità, parsimonia e senso sociale. Su un lato del municipio c’è la maestosa fontana del drago e poi  la statua di Andersen, che gareggia in popolarità con la sirenetta, la sua creatura delle favole meglio riuscita. Christian Andersen, di povera famiglia, non fu mai accettato completamente in vita dagli snob aristocratici, ma ora si prende tutta la sua rivincita, perchè favole come il brutto anatroccolo, la piccola fiammiferaia o la sirenetta sono davvero immortali e non si può pensare a Copenaghen senza immaaginare il fantastico mondo creato da Andersen. Anzi, vi consiglio di visitare il museo Andersen, con le rappresentazioni delle sue favole più famose in ben riusciti diorami. Poi, dulcis in fundo dell’Amsterdam da favola, dietro alla statua di Andersen, si estende il Tivoli, il parco dei divertimenti più antico d’Europa. Certo il divertimento deve stare al passo con i tempi e le attrazioni non sono più quelle fascinose dell’800, nemmeno più i cavallucci a dondolo che il Prater di Vienna invece ha mantenuto, ma il parco offre anche ai non appassionati del brivido momenti molto piacevoli, perchè ha una vasta area dedicata ai ristoranti di ogni tipo, agli stand di cibo di strada  che si snodano in un viale di stile cinese con un porticato tutto rosso da cui pendono centinaia di lanterne; c’è un bel grande prato con le sdraio su cui rilassarsi davanti ad un palco dove si tengono concerti e dove un maxischermo proietta vecchi film famosi; di giorno ci sono spettacoli itineranti per bambini. Poi ci sono le attrazioni da brivido, montagne russe che fanno vomitare anche chi mangia i panini nei tavoli sottostanti, una “calci in culo” i cui seggiolini volteggiano nel vuoto ad un’altezza impressionante e tante altre macchine infernali. Noi arriviamo alle 20.30, pensando che sia l’ora perfetta per mangiare qualcosa e far fare un po’ di giostre alla bambina, ma prima ci chiudono in faccia tutti i ristoranti (inspiegabile, ma a che ora si mangia qui?) e poi troviamo già serrate tutte le attrazioni per bambini. Fortunatamente siamo in un paese onestissimo e alla mia protesta mi ridanno sino all’ultimo centesimo.
Per completare la visita della Copenaghen classica occorre visitare l’isola di Slotsholmen, in cui sorgono, vicini vicini,  i palazzi simbolo potere esecutivo, legislativo e giudiziario; il palazzo di Christiansborg è la monumentale sede del governo danese, che divide le sale del palazzo con il re, ma detiene insieme al parlamento il vero potere, visto che i re hanno solo un ruolo simbolico e rappresentativo dell’unità nazionale; il fondamento del potere parlamentare è la costituzione concessa da Federico VII nel 1849 (come avvenne contemporaneamente in quasi tutta l’Europa), ritratto a cavallo davanti al parlamento. A fianco si trova il palazzo della Corte Suprema. Un curioso monumento contemporaneo rappresenta una pelle d’orso issata sul un arco che rappresenta forse la prua di una nave vichinga. Nell’isola c’è anche il museo dedicato esclusivamente alle sculture di Thorvaldsens. Vicino si trova il palazzo della borsa, assolutamente sovradimensionato al ruolo economico della Danimarca, ma all’epoca c’erano idee di grandeur in giro; sono molto affascinata dalla guglia del palazzo della borsa, disegnata direttamente da re Cristiano, con il motivo di tre draghi intrecciati.

Finito di visitare la Copenaghen classica e fiabesca, mi accingo ad esplorare una parte della città completamente diversa. Anzi no, forse non è così diversa, Christiania, l’isola degli hippy, che è ediventata essa stessa una favola, vissuta un po’ con la malinconia di tempi ormai perduti, quale sia il giudizio che su di essi si voglia dare. Christiania è un  mini-mondo a sè: piccole casette, alcune molto curate, altre un po’ trasandate, tanto colore, graffiti e murales, niente polizia, droghe leggere liberamente vendute ma neanche in modo troppo evidente, le droghe pesanti sono scomparse da un bel po’ anche qui. Tanti bambini gestiti collettivamente dalla piccola variopinta comunità, negozietti di prodotti graziosi fatti a mano, l’impressione di un sogno un po’ turisticizzato ma ancora vissuto da quei pochi.

Poi c’è la Copenaghen modernissima, quella del “Diamante nero”, la bella biblioteca a forma di prisma che riflette il sole in sempre diversi giochi di luce, quella delle piste ciclabili sopraelevate, dell’enorme piscina di acqua salata sottratta al mare e attrezzata per tutti gli sport acquatici, quella dei grattacieli che si affacciano sui canali ma che lasciano lepersone passeggiare su bei viali di legno a bordo acqua, quella dei tanti servizi comuni per gli abitanti. L’attenzione alla qualità della vita si fonde con quella al rispetto dell’ambiente; tanto è l’impegno ad un modello ecosostenibile che Copenaghen si è data l’obiettivo di emmissioni di carbonio 0 nel 2024. Ci sono tanti bambini e le politiche economiche e sociali favoriscono la natalità e incoraggiano la parità di genere.

Una curiosità significativa: chi vuole può fare domanda di affitto di uno dei tanti appezzamenti “giardino”, minuscoli  lotti di terra alla periferia della città con sopra una casetta piccolina o un gazebo o un vecchio vagone ferroviario, dove rifugiarsi nei week-end per ritrovare il contatto con la natura; i prezzi sono bassi perchè siano accessibili a tutti ma è vietato risiedervi stabilmente perchè ciò snaturerebbe la loro funzione.

Insomma, sembra proprio un bel posto per vivere. Se solo si potesse aggiungere un po’ di sole italiano!


10 cose da non perdere a Copenaghen:

1)la passeggiata sul molo dietro Amalienborg sino al Kastellet per vedere la sirenetta

2) Il cambio della guardia al palazzo reale ogni giorno alle 12.00

3) Lo struscio sullo Stroget con tappa al palazzo delle ceramiche Royal Copenaghen e nei negozi di modernariato delle sue traverse

4) Una serata al parco dei divertimenti Tivoli con biglietto attrazioni illimitato

5) Una mattina di sole sul Nyhavn con pranzo di Smørrebrød  e imbarco per una vista dal mare della città

6) Un giro di un’ora in bus hop on-hop off per vedere la Copenaghen in evoluzione  fuori dai quartieri centrali

7) Un giro in bici a Christiania senza pregiudizi e acquisto di lavoretti artigianali

8) la visita al birrificio Karlsberg con degustazioni

9) Accompagnare i bambini al divertente museo di Christian Andersen

10) Con un po’ di tempo in più escursione a Kronborg, il castello di Amleto2

One thought on “Copenaghen, una sirenetta ecologista

  1. Da quando mi sono abituata al freddo, i paesi nordici mi affascinano moltissimo e non mi spaventano più. Anzi, ultimamente penso spesso a Copenaghen come prossima mete e questo articolo è ricchissimo di consigli.
    Non conoscevo Christiania ma credo sia assolutamente da vedere; il museo di Andersen sarà tappa obbligata anche senza bambini al seguito, adoro le porcellane e sapere che vi è una sorta di outlet mi è molto utile…e il mercato di scambio mi sembra un’idea fantastica.
    Articolo super interessante, grazie!

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