L’ isola di Chiloè. Ragazze attente al Trauco!

L’Isola di Chiloè ha un nome evocativo, in lingua huilliche significa “luogo dei gabbiani”, e veramente un tempo questa isola situata a ovest delle coste della regione del Laghi del Cile, luogo di sosta obbligato delle baleniere e delle navi che avevano doppiato Capo Horn, ricoperta di fitti boschi e abitata da tribù indigene, doveva avere un che di selvaggio e magico.

Chiloè non è lontana dalla costa, solo un braccio di mare che si attraversa con il traghetto da Puerto Montt in meno di un’ora. Si sale sul traghetto con la macchina e poi si esce sul ponte a guardare il panorama. Spesso i delfini seguono i traghetti, io non ho avuto fortuna.

Non è lontana ma è un altro mondo, che sembra non aver subito le contaminazioni del tempo. Eppure di contaminazioni umane ne ha subite tante, fino a rischiare il disastro ecologico per lo sfruttamento intensivo dei suoi legnami con i quali sono state costruite le traversine delle ferrovie di mezza america latina.

Oggi però buona parte dell’isola è Riserva Naturale, con scenari di grande bellezza, e gli insediamenti umani che vi si trovano sono discreti e affascinanti, avamposti di vita ai confini del mondo.

CHACAO

Il traghetto attraversa il canale e attracca vicino al paesino di Chacao, tra tanti cigni bianchi dal collo nero.

Qui ci attende un gruppetto di case, una chiesa, un mercato artigianale, di quelli veri, dove le donne fabbricano davanti a i tuoi occhi deliziosi oggetti di lana e di legno e dove (finalmente) è impossibile trovare palle di vetro cinesi con la neve.

Il primo approccio è abbastanza per capire che questa terra è densa di mistero e favola, e la popolano non solo uomini, ma anche forze della natura e personaggi fantastici a cui l’immaginazione popolare ha dato vita.

Ovunque, nei negozietti di artigianato troneggia la figura del “Trauco”, una specie di troll ingentilito. Secondo il mito,

questo Trauco abita insieme alla moglie, la “Fiura“, in mezzo ai boschi, ed è alto circa 90 cm.

Indossa un lungo cappello conico con cui si protegge dal sole e dalla pioggia, e  un vestito lungo, fatti entrambi di una pianta locale, la Quilineja.

Il Trauco è piccolino ma molto forte: con la sua ascia di pietra in soli tre colpi riesce ad abbattere qualsiasi albero. Non è molto amichevole con gli uomini: con il suo alito torce la bocca o uccide chi incontra.

Ma con le donne è di tutt’altra pasta: le ama moltissimo e tutte si innamorano di lui; se per caso resistono lui provoca loro sogni erotici che le fanno cadere tra le sue braccia. Basta la sua presenza perchè le donne restino incinte, e siccome ai miti un tempo si credeva davvero, questa era la scusa che alcune donne in stato di gravidanza proponevano candidamente ai mariti cornuti.

La chiesetta di S.Antonio a Chacao è carina, tutta costruita di legno, all’esterno e all’interno, compresi i campanili gemelli. S.Antonio è in fondo modesta, ma il modello è quello che ritroverò in tutte le chiese di legno dell’Isola di Chiloè che sono così particolari ed uniche, ed alcune davvero stupefacenti dal punto di vista dell’abilità costruttiva mutuata dal mestiere di carpentieri navali degli abitanti, da essere state dichiarate patrimonio dell’umanità Unesco.

Le case anch’esse, disposte intorno ad una bella piazza alberata e adornata di piante tipiche di Chiloè, sono tutte di legno variopinto, con una tradizionale copertura dei muri esterni con una sorta di squame, tegole di legno.

ANCUD

In macchina percorriamo una strada paesaggisticamente molto bella, tra ondulate colline verde brillante a pascolo su cui incontriamo tante mucche e pecore, che contrastano con il verde scuro di alcuni raggruppamenti di alberi  e tratti di mare che si insinuano nella terra.

Arriviamo ad Ancud, che un tempo era la capitale dell’isola di Chiloè, oggi sostituita da Castro. Ha 27.000 abitanti e diversi posti interessanti da visitare.

Il primo è il Fuerte San Antonio, costruito su un promontorio sul mare, con una vista stupenda.

Il forte spagnolo ormai non c’è più, resta il perimetro e la spianata con sette cannoni perfettamente conservati e un obelisco bianco che ne ricorda la storia, dedicato al primo governatore cileno e all’ultimo governatore spagnolo.

Infatti questo forte è importante per la storia cilena, è stato l’ultimo forte spagnolo a cadere in tutta l’America latina, nel 1826, quando dovette arrendersi agli indipendentisti.

Forse proprio qui fu ammainata l’ultima bandiera spagnola in tutto il continente.

Poi c’è un’altra bella chiesa interamente di legno, questa volta rossa.

L’altra chiesa  di Ancud è la cattedrale San Carlos, diversa da tutte le altre perchè moderna nella forme, ma continua in chiave attuale la tradizione delle chiese di legno di Chiloè,

Ad Ancud c’è un interessante Museo Regionale, che è ricco di testimonianze della colonizzazione di Chiloè , di strumenti che illustrano la vita dell’isola oggetti che narrano le tradizioni particolari del luogo.

Tra le curiosità nel museo è conservato un lungo “bongo”, una canoa scavata nel legno di grossi alberi che veniva usata già dagli indigeni precolombiani per la navigazione, la pesca e il trasporto di merci quali le pelli o i pesci.

C’è l’imbarcazione di legno su cui arrivarono i primi coloni, e c’è un tratto di ferrovia che, come in tutto il Cile, fu successivamente dismessa. C’è anche lo scheletro di una grossa balena.

E poi c’è un altro pezzetto di quella curiosa storia di Chiloè fatta di creature fantastiche.

Nel museo possiamo conoscere meglio attraverso figure di paglia o di legno, in primo luogo il famoso Trauco, ma anche el Invunche, la Bruja (la strega), la Pincoya e diversi altri.

E’ indicativo che questo universo sia fiorito proprio su un isola; il desiderio di allargare un mondo ristretto, di spiegare fenomeni e passioni umane, di umanizzare le forze della natura così importanti nella vita e nella morte hanno creato questo immaginario collettivo che si è tramandato di generazione in generazione.

Come se non bastasse il museo, nella piazza principale, tante sculture ci ricordano ancora questi curiosi abitanti fantastici di Chiloè, E allora, ve li devo proprio presentare.

El Invunche” , il guardiano della grotta di Quicavì, è un personaggio in grado di far  venire i brividi a chiunque. Fu rapito alla nascita alla sua famiglia e consegnato alle streghe. Nella grotta crebbe nudo e le streghe lo storpiarono rigirandogli l’osso di una gamba perchè non potesse fuggire, gli spalmarono sulla schiena una crema che gli fece crescere un folto pelo, e gli biforcarono la lingua. Si nutrì con il latte di un gatto nero e  carne d’oca, ma quando fu adulto adottò come dieta la carne umana presa dai cimiteri.  La sua carne ha il potere di curare qualsiasi malattia.

Così l’ Invunche passa tutta la sua vita nella caverna , col permesso di uscirne solo per nutrirsi e se si fa vedere in città è per annunciare una grossa sfortuna, ma attenzione, quando una grotta è distrutta, l’Invunche si stabilisce in un’altra, quindi se vi avventurate in una grotta potreste trovarvelo lì davanti all’improvviso!

La vedova è una donna magra e alta che si aggira di notte ed attira gli uomini intrappolandoli col suo respiro per soddisfare poi i suoi appetiti sessuali (ecco, le donne si giustificavano col trauco, gli uomini con la vedova).

Ten-Ten Vilu è come una sorta di grande drago-serpente,  dispensatore di saggezza e protezione per l’umanità, che difende da Cai-Cai Vilu, alzando le colline così che si possano salvare dalle tempeste marine.

La lotta tra queste due creature è senza tregua, e a volte prevale l’una a volte l’altra, ed ecco perchè parte della tera è sommersa, le coste sono frastagliate e a Chiloè vi sono canali in cui l’acqua marina si introduce nelle pieghe della terra.

Cai-Cai Vilu è  un grande serpente marino, o meglio mezzo cavallo e mezzo serpente, arrabbiato con l’umanità che l’ha lasciato sotto l’acqua. Si sveglia da un sonno durato migliaia di anni per provocare una terribile catastrofe e sommergere la terra con le acque.

La Pincoya è uno spirito marino femminile, con lunghi capelli biondi e molto allegra, bella e sensuale, emerge dalle profondità del mare di cui rappresenta la fertilità. Insieme alla sorella Sirena Chilota e al fratello Pincoy vanno a prendere i marinai morti in mare su una nave fantasma, dove possono tornare a vivere.

E poi vicino ad Ancud ci sono altre creature fantastiche, ma queste tutte vere, i pinguini delle specie Magellano e Humboldt, che si sono stabiliti tra le rocce ripide che guardano l’oceano; per questo la colonia si può visitare con la barca, e i pinguini (non tantissimi a dire il vero) si possono ammirare da una ventina di metri.

CASTRO

Ci dirigiamo verso il sud dell’isola.

Castro è diventata, nonostante i soli 24.000 abitanti, la capitale amministrativa dell’isola di Chiloè. E’ piccolina ma è molto suggestiva e a dispetto delle apparenze è anche la terza città più antica del Cile, essendo stata fondata nel 1576.

Del suo impianto originario non resta nulla, fu completamente distrutta da un terremoto nel 1837, e dopo essersi risollevata anche grazie alla ferrovia che la raggiungeva, nel 1960 fu di nuovo rasa al suolo da un terribile tsunami.

E’ famosa per le sue coloratissime palafitte di legno, che erano le case dei pescatori, soggette alla marea e quindi a volte situate sul terreno asciutto, e in altre ore del giorno circondate dal mare.

Oggi poche sono rimaste adibite alla funzione originaria, molte sono diventate ricercate casette da affittare ai turisti, o caratteristici caffè e negozietti.

Prospiciente al mare c’è un mercato tradizionale di prodotti ittici e di artigianato di Chiloè: anche qui, come in tutto il Cile, moltissimi colori, molto legno (carine le riproduzioni delle chiese di legno), paglia (come le creature fantastiche di paglia intrecciata simile a quelle viste nel museo di Ancud), lana (tutti gli animaletti immaginabili fatti a maglia). Si vendono anche prodotti alimentari strani come le strisce di cuoio (per farci il brodo?) ed erbe marine.

Sempre sul mare, vicino al mercato, nella Piazuela del Tren ancora si possono vedere un’ antica locomotiva e staccato un vagone, ormai dismessi dal 1960.

Si percorre una via in salita dal mare fino alla Plaza de Armas, fiancheggiata da casette tutte di  legno e lamiera di colori diversi, e si arriva alla piazza dove sorge San Francisco de Castro, una delle più famose chiese di legno di Chiloè, patrimonio dell’umanità Unesco.

Fuori è tutta gialla, mentre l’interno è stato sapientemente lasciato del colore originario del legno, ed è costruita nello stile delle grandi cattedrali gotiche europee, con due alti campanili, volte a crociera e una grande cupola, con le assi di legno piegate a fuoco con la tecnica costruttiva delle navi.

Dentro ha statue di legno colorate e  vestite, con capelli veri, alla maniera tipicamente sudamericana.

L’elasticità del legno e particolari accorgimenti nelle fondazioni la rendono perfettamente antisismica, tanto che il grande terremoto del 1960 che provocò grande distruzione a Chiloè, quasi non le arrecò danni..

Non per niente è considerata il capolavoro della scuola chilota di architettura religiosa in legno.  Un vero spettacolo che da solo varrebbe, se ce ne fosse bisogno, il viaggio a Chiloè!

DALCAHUE

Eccoci arrivati nell’ultima tappa dell’isola di Chiloè, la baia di Dalcahue.

Il paese è piccolino, 5000 abitanti nel centro urbano, ma vi si trova una delle chiese di legno patrimonio Unesco, oltre al migliore mercato artigianale di Chiloè.

Se avete resistito sino ad ora – cosa improbabile – dal comprare qualche souvenir tipico, in questo mercato dovrete per forza capitolare.

Nel grande capannone di legno e nella piazza antistante, i prezzi sono stracciati e gli oggetti di lana, legno e paglia intrecciata, davvero tipici.

A fianco al mercato artigianale un altro padiglione ospita le “cocinerias”,  banchi dove si cucinano al momento piatti semplici e genuini della cucina Chileota, come la cazuela de galina, o il curanto (carne, pesce, frutti di mare e verdure tutte cotte in una buca sotto terra tra pietre roventi), o pesci con le patate locali. Spesso ci sono cantori che suonano e cantano le tipiche melodie folcloristiche dell’isola.

 

La chiesa di Nuestra Segnora de los Dolores è  una delle più antiche chiese di legno di Chiloè, tutta bianca, di legno di larice e olmo, con un portico frontale e un alto campanile. L’interno con la lunga navata con la volta a botte è meno impressionante della chiesa di Castro, ma sempre molto bello.

RITORNO SUL CONTINENTE

Ci sarebbero molti altri posti da scopire a Chiloè , addentrandosi nel parco naturale con i suoi boschi di larici e i ruscelli freschi, che ricopre quasi  la metà dell’isola, ma mi ritengo già una privilegiata.

In questo posto stranamente si recano pochissimi visitatori europei e pochi sudamericani da fuori Cile.  Forse è la sua fortuna, perchè rimane ancora un po’ solitario, certo riparato dalla cementificazione, dall’omologazione turistica, dal pittoresco a tutti i costi.

Chiloè mi ha dato una strana, ambivalente sensazione della ristrettezza dell’isola e dell’infinito dell’oceano: da un lato la mancanza dello scorrere del tempo tra le rocce spazzate dal vento e una manciata di case colorate, l’immobilità rotta solo dalle onde e dalle maree,  e dall’altro  le possibilità infinite  delle combinazioni della natura, dell’opera del’uomo e della fantasia.

Proprio quello che deve aver provato Francisco Coloane, il grande scrittore di Chiloè (nella foto sopra la sua casa museo), che scappò da ragazzo da quel mondo chiuso, cercò l’avventura ai confini del mondo, ma conservò nel cuore la ricchezza di un universo popolato di magia e dipinto con le tinte forti  del mare in tempesta.

21 thoughts on “L’ isola di Chiloè. Ragazze attente al Trauco!

  1. Sembra davvero un luogo super affascinante Chiloè! Io ho scoperto l’esistenza di quest’isola leggendo Il quaderno di Maya, di Isabel Allende! E da quel momento, sogno di visitarla! 🙂

  2. All’inizio mi hai fatto ridere tantissimo quando hai detto che non si trovano finalmente le palle di vetro con la neve ahaha! Comunque a me ha colpito Castro che poverina tra un disastro e l’altro non è mia stata tranquilla ma che è adesso è davvero suggestiva!

  3. Bellissima la leggenda del Trauco, mi ha fatto scompisciare! E i cigni dal collo nero? Non sapevo neanche che esistessero! Che posto leggenadrio!!!

  4. Sono estremamente affascinata dalle varie mitologie, e come alla fine in varie parti del mondo finiscano per avere punti in comune. Non conoscevo quella del trauco, pericolosissimo per le donne, aiuto :D!

  5. Come forse la maggior parte dei lettori mi sono chiesta: ma cosa diavolo è un trauco?!? Pensavo ad un animale! Che posto che deve essere quest’isola!

  6. Comunque io devo dirti che appena entro sul tuo blog e vedo quei due pappagallini mi viene subito il buon umore!! ^_^ Adoro il mondo aviario, quei cigni bianchi dal collo nero ad esempio non li avevo mai visti, wow!
    Ciò detto, ti ringrazio per avermi fatto scoprire una zona di cui non sapevo assolutamente nulla… mi ha colpita tantissimo. Me la segno virtualmente. Quei colori *_*

  7. Che spettacolo che deve essere il Cile! Un Paese mi sta incuriosendo sempre di più… il tuo post è l’ennesima conferma!

  8. Gabbiani, cigni, troll, casette colorate su pali conficcati nell’acqua… Questi luoghi mi farebbero letteralmente impazzire. Passerei tutto il mio tempo cliccando foto a go go… Bellissimi i tuoi racconti. 😉

  9. Mi hai incuriosito già dal titolo e appena ho letto della leggenda un attimo ho vacillato perchè non mi aspettavo tutto questo in un paese cosi solare e pieno di vitalità. Il troll di per sé lo colloco nelle mitologie più nordiche e mi ha veramente stupito .

  10. Mi sono innamorata del Trauco, e della chiesetta gialla! Davvero un paese gioviale e colorato, sembra un villaggio di cartoni animati. Mia figlia apprezzerebbe tantissimo!!!

  11. Ma che posto meraviglioso! Ho aperto questo post attratta dalla foto e dai suoi colori e ho decisamente fatto bene. Il Cile è una meta che ho in testa da un po’, complice una compagna di classe qui in Irlanda con cui sono rimasta in contatto.
    Quindi devo mettere quest’isola tra le mie tappe!
    Adoro i posti “magici”, dove le leggende sono ancora così vive.

  12. Meravigliosi questi posti, mi stupisco di non averne sentito parlare prima… ma forse è meglio così, che alcuni luoghi siano ancora poco noti! Bellissime le foto di questi paesini colorati e le tante leggende che hai raccolto… Ecco, ora dovrò aggiungere il Cile alla mia wishlist 🙂

  13. Adoro questo posto! Mi hai trasmesso la voglia di andare in Cile! I miti e le leggende, le palafitte colorate. Mi ha proprio incuriosito! Ho fatto anche due risate leggendo del troll e del marito cornuto!

  14. Non avevo mai sentito parlare di questo posto, ma sembra davvero incantato. Un luogo poco noto che mantiene la sua magia e i suoi colori, meraviglioso!

  15. Nel pianificare il mio viaggio in Cile, per questioni di tempo, ho saltato la zona di Chiloè e, dopo aver letto il tuo articolo, me ne rammarico moltissimo. Un posto meraviglioso per le leggende suggestive che racconti con ironia e per la straordinaria architettura in legno. Il Cile è un Paese variegato e meraviglioso

  16. Ma hai fatto un viaggio fantastico! Ho deciso di leggere questo post perché tempo fa lessi L’Albergo delle Donne Tristi, di Marcela Serrano, ambientato proprio a Chiloè. Da allora, quest’isola e il Cile tutto mi affascinano. Le tue foto mi fanno intuire che la luce, lì, è potente. Potrei optare per un viaggio da quelle parti anche solo per questo motivo…

  17. L’arcipelago di Chiloè ha iniziato ad attirarmi quando ho letto “Il quaderno di Maya” di Isabel Allende ambientato proprio in una di queste isole. Vedere questo luogo meraviglioso dal vivo dev’essere un’esperienza unica! ps: Assaggiato il “curanto”?

  18. Articolo meraviglioso, se avessi il denaro sufficiente partirei subito per una lunghissima vacanza, GRAZIE per avermi fatto sognare e brillare gli occhi di luce!!!

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