A soli 15 km dal mare di Trapani, ad Erice si respira aria di montagna, dimenticatevi l’afa di questa calda estate over 40 gradi, e godetevi la fresca bellezza di questo borgo medievale che dall’alto del Monte Erice domina la valle ericina ed offre un panorama bellissimo sulla costa trapanese.
Come arrivare
Ad Erice si può arrivare senza pensieri in 10 minuti direttamente con la funivia da Trapani, risolvendo il problema del parcheggio, oppure si può salire con l’automobile, godendo dei paesaggi spettacolari che la strada panoramica offre. In questo caso, visto che Erice è tutta pedonale, consiglio di lasciare la macchina nei parcheggi intorno a Porta Trapani.
Le mura ciclopiche
Erice è racchiusa tra possenti mura ciclopiche molto antiche, perchè furono costruite nel loro primo nucleo dagli Elimi, tra il VII e VI secolo a.C., e poi innalzate dai fenici. Se ne conserva, anche se non in perfette condizioni ovunque, un lungo tratto tra Porta Trapani e Porta Spada. Per vederle meglio conviene costeggiarle da fuori, dal lato giardini, perchè da dentro spesso si alzano poco dal piano stradale.
Il termine mura ciclopiche è diventato sinonimo di mura costituite di massi pesantissimi, ma qui il termine è proprio pertinente, in quanto le fonti storiche indicano che i fenici utilizzavano come costruttori un popolo autoctono dalla forza enorme, appunto i Ciclopi.
Sui massi squadrati delle mura, nei pressi di Porta Spada, sono conservate ancora scritte di lettere in fenicio.
Passeggiare per Erice
Erice ha i colori grigi della pietra: le strade, le mura, le case e le chiese costituiscono un unicum molto armonioso. Le sue stradine acciottolate sono scivolosissime, attenzione!
Una visita di Erice richiede anche una sola giornata, ma vi consiglio di spendervi una notte, per poter godere del fresco notturno, della bellezza degli scorci illuminati, e della vita serale animata ma mai eccessiva.
La via principale di Erice è Via Roma, con tutti i negozietti turistici che espongono i loro coloratissimi oggetti tipici. Le ceramiche ericine, coloratissime, sono molto note, al pari dei tappeti, tessuti a mano con motivi geometrici, molto apprezzati anche se per me sono un po’ troppo naif.
Date un’occhiata anche ai negozi di specialità alimentari, tanti preparati a base di tonno e mandorle, pesti, vino aromatizzato alle mandorle, liquori vari, con assaggio di rito.
La piazza principale invece, dove ha sede il comune, è Piazza della Loggia.
Le Genovesi e la pasticceria ericina
La gastronomia di Erice è superlativa, in particolar modo la pasticceria. Famosissima è la Pasticceria di Maria Grammatico, che custodisce il segreto dell’originale ricetta del dolce tipico ericino: la Genovese. Maria Grammatico, orfana, fu cresciuta dalle suore, che la trattavano con grande durezza. Maria si vendicò rubando la ricetta delle Genovesi, di cui le suore andavano fieramente nascondendo il segreto.
La Genovese ericina è una specie di panzerotto di pasta frolla vagamente simile al pasticciotto leccese, pieno di crema calda, ed è squisita! La Genovese è il dolce tipico, ma non trascurate i cannoli, le cassate, la frutta martorana ed altre delizie pasticcere. Una colazione nella pasticceria Maria Grammatico, che ha un bel cortiletto verde interno, è un’esperienza da non mancare. L’altra pasticceria famosa di Erice è la San Carlo; perchè non provarle tutte e due, una a colazione e una a merenda?
La Chiesa Madre e la Torre di Re Federico
In una piazza poco dopo aver passato Porta Trapani avrete uno splendido colpo d’occhio dei due più bei monumenti di Erice, la Chiesa Madre e la Torre di Re Federico.
La Chiesa Madre, o Duomo, fu costruita da Federico III d’Aragona nel 1312, come omaggio alla città che lo aveva ospitato in un momento di difficoltà. L’esterno appare molto originale, con un bel portico e un raffinato rosone. Purtroppo per la sua costruzione si attinse abbondantemente alle pietre del Tempio di Venere che ne risultò saccheggiato; così ad es. su un lato della chiesa si possono vedere nove formelle a forma di croce provenienti dal tempio.
Per entrare occorre dotarsi di un biglietto cumulativo che permette di visitare tutte le chiese ericine; peccato non si siano messi d’accordo e per visitare il castello e i musei serva la Erice Card, che è un’altra cosa. Il complesso dei biglietti risulta quindi un po’ caruccio, ma vale un anno, e quindi se volete tornare ad Erice questa spesa non sarà da ripetere.
L’interno della Chiesa Madre è una luminosissima trina bianca, sicuramente risale dell’influenza araba filtrata attraverso gli spagnoli. Io la trovo bellissima e unica.
La torre federiciana è stata costruita su un’antica torre di avvistamento forse addirittura fenicia. Si può scalare (110 scalini), una bella fatica, ma naturalmente la vista dall’alto è molto bella.
La chiesa di San Giuliano
San Giuliano è un’altra chiesa di Erice molto antica. Infatti fu fatta edificare da Ruggero il Normanno nel 1076, in onoere di San Giuliano, considerato il liberatore di Erice dagli arabi che avevano occupato la rocca, L’attuale struttura tuttavia è frutto dei lavori del XVII secolo e della ricostruzione della navata centrale crollata nel XX secolo.
La chiesa all’interno è abbastanza modesta ma custodisce una particolarità: i gruppi scultorei del XVIII secolo dei “misteri”, realizzati in legno, sughero, tela e colla, che a rappresentano scene legate alla passione di Cristo e vengono portate in una ricca processione il venerdì santo. Ciascun gruppo è curato da un particolare gruppo sociale, un mestiere, una congregazione; alcuni mestieri ormai scomparsi sono stati sostituiti da nuove rappresentanze nell’intestazione delle statue, e questo è un aspetto sociale interessante.
Le chiese di San Martino e di San Salvatore
Molte chiese di Erice hanno sofferto una decadenza per molto tempo, a volte era crollato il tetto, a volte erano state abbandonate, e sono state solo recentemente restaurate.
La chiesa di San Martino ha una facciata curiosamente rosa, e gli interni sono settecenteschi.
La chiesa di San Salvatore, riaperta al culto dopo 80 anni di chiusura e dopo che nel 2006 era stata scoperchiata da una bufera di vento, ha ancora da restaurare l’edificio dell’annesso convento.
Zichici e il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana
Erice è diventata famosa anche per le iniziative del fisico Antonino Zichici, che vi ha insediato il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana, una struttura nata per favorire il passaggio dal mondo accademico a quello dei grandi laboratori di ricerca, facendo incontrare giovani talenti di tutto il mondo senza barriere ideologiche. Vi si sono svolti gli incontri per la pace di scienziati provenienti da tutto il mondo, che si sono incontrati in nome della civiltà e dell’uomo anche negli anni della guerra fredda. Da qui il motto di Erice “città della scienza per la pace”.
Il centro vuole essere anche un museo, ma per i non addetti ai lavori ha per la verità ben poco da mostrare. Resta il fascino dell’idea che lo ha sostenuto dal 1962 e che rimane più che mai valida oggi, quando il pericolo non è più quello dell’olocausto nucleare ma quello del disastro ambientale, rispetto al quale non possono esistere frontiere.
I gardini del Balio e la Torretta Pepoli
Inseriti nel tessuto cittadino sono gli splendidi giardini del Balio, ben curati, con siepi a labirinto, fontane, molte diverse specie arboree, panchine per sostare e una ben pasciuta colonia di gatti che non fa mancare il suo tipico profumino.
Il punto forte è senz’altro il panorama che nelle giornate limpide abbraccia Trapani, le Saline, le isole Egadi, Monte Cofano e si stende sino all’isola di Ustica.
Un simpatico cartello invita al romanticismo: “vietato non baciarsi”!
Dai giardini si giunge alla Torretta Pepoli, su uno sperone roccioso, residenza in uno stile tra il moresco e il liberty che ha l’aria di un antico maniero, fatta costruire come luogo conviviale per uomini di cultura dal Conte Pepoli nel 1870, ospita un museo multimediale delle tradizioni ericine.
Il castello di Venere
Il baluardo difensivo dal nome tanto suggestivo di Castello di Venere, sorge a strapiombo ai margini di Erice, si cui è diventato uno dei simboli.
Il suo nome nasce dal fatto che fu costruito sulle rovine del tempio di Venere, dove fu trovata un famosa testina di marmo romana di epoca ellenistica, la “Venere ericina”, oggi trasportata al Museo Comunale Antonio Cordici.
Al suo interno ormai vi sono solo rovine degli antichi ambienti e gli scavi archeologici dell’antico tempio, per il vero piuttosto mal ridotti. Splendido anche qui il panorama.
La leggenda dice che qui fu seppellito Anchise, il padre di Enea, e che proprio Enea volle erigere alla madre Venere un tempio qui, “una sede vicino alle stelle”.
Del resto qui ad Erice, guardando dal Castello il cielo limpido della notte accarezzati dalla fresca brezza, ci si sente proprio vicino alle stelle.