Matera, la città dei Sassi da vergogna d’Italia a patrimonio UNESCO

Un grande intatto presepio: è questo che Matera sembra da lontano, con la sua inconfondibile struttura costituita dalla profonda gravina su cui si ergono due sassi, il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, cioè due pareti rocciose su cui sono scavate le grotte e costruite casette stratificate, in cui il tetto dell’una è pavimento della strada o del cortile dello strato superiore.

Sembra una distesa immensa vista da lontano, ma in fondo la Matera dei sassi non è grande, e due giorni sono perfetti per scoprirla tutta, magari affidandosi ad una esperta guida turistica, come abbiamo fatto noi con la preparatissima dott.ssa Porzia Grossi, che ci ha fatto addentrare non solo tra i monumenti ma nel cuore della vita della città.

Matera sassi

Matera narra una storia antica

Probabilmente Matera è una delle città più antiche d’Europa; sicuramente il suo territorio fu abitato fin dal Paleolitico da tribù di cacciatori, i cui segni sono stati scoperti casualmente nella Grotta dei Pipistrelli. In questa grotta profonda i pipistrelli nidificavano e il guano nei secoli aveva riempito tutto. I contadini nel corso del 1800 iniziarono ad usare questo guano come fertilizzante, e nel toglierlo si ritrovarono tra le mani degli oggetti che suscitarono l’interesse di Domenico Ridola. Poichè Ridola era un dottore e spesso curava gratuitamente la gente povera, per sdebitarsi qualcuno, sapendo della sua passione per la “roba vecchia”, iniziò a regalargli questi oggetti, con cui lui creò in maniera quasi collezionistica il primo nucleo del museo di Matera; nel 1911 poi regalò la collezione allo stato, trasformandola in Museo Nazionale.

grotte parco Murgia materana

Ma è nel Neolitico che Matera, luogo ideale per la presenza delle tante grotte, dell’acqua e di una natura rigogliosa, diventa un importante insediamento, con tanti villaggi di agricoltori e allevatori, datati circa 6500 anni prima di Cristo. Si trattava di villaggi trincerati, con fossati larghi da un metro e mezzo a due metri e profondi anche quattro metri, che delimitavano aree molto ampie dove venivano sistemate le capanne e i recinti per le greggi e le mandrie.

A Matera sono arrivati i Greci che venivano dalle colonie della Costa Ionica fondate nell’VIII secolo, e commerciavano con i centri interni. A Matera ancora nel 2019, facendo dei lavori alla base del campanile della Cattedrale, furono ritrovate tombe che hanno restituito vasellame della Grecia e della Magna Grecia.

Matera museo rRdola vasi greci

Da Matera sono passati anche i Romani, che per il vero non hanno lasciato grosse testimonianze, e poi tutti i popoli che hanno controllato l’Italia Meridionale: Bizantini, Longobardi, Saraceni, Normanni, Angioini, Aragonesi, Francesi, Spagnoli, Napoleonidi, Piemontesi, e tutti hanno lasciato traccia del loro passaggio su questo territorio e in questa città, che in origine non era il capoluogo della Basilicata, ma faceva parte della Terra d’Otranto, della vicina Puglia.

Nel 1673 Matera venne staccata amministrativamente dalla Puglia e unita alla Basilicata con funzione di capoluogo in quanto la sua posizione era baricentrica per il controllo di questo territorio, e ben collegata con la Puglia (Altamura è a 15 km); Giuseppe Bonaparte però spostò il capoluogo da Matera a Potenza, poichè quest’ultima era più vicina a Napoli, capitale del regno.

matera scorcio

Dopo l’unità d’Italia questa fu anche terra di Briganti; spesso avevano legami di comparaggio con famiglie di vari paesi, dove si approvvigionavano e in cambio tenevano fermi gli uomini affinchè ad es. non violentassero le donne. Di fatto chi ne faceva le maggiori spese erano i ricchi proprietari terrieri che venivano taglieggiati, ma la gente li ha sempre in qualche modo sostenuti perchè sentiva un legame con loro.

Poi nel periodo fascista Matera tornò ad essere capoluogo di provincia e nei sassi iniziò ad operarsi qualche miglioramento, come le fontanelle che portavano acqua dall’acquedotto  ma non nelle case, o la strada panoramica.

Cristo si era fermato prima di Matera

Se Cristo si era fermato ad Eboli, certo non aveva proseguito sino a Matera, luogo  a lungo quasi cristallizzato in una dimensione senza tempo, dimenticato dalla storia, abbandonato ad un misto di struggente suggestione e nera miseria.

Qualcosa del genere, o meglio qualcosa di simile a ciò che Matera doveva essere fino al secondo dopoguerra, può essere oggi visto in un singolare posto del Kurdistan iraniano, un luogo poverissimo dal grande fascino: Palangan.

Carlo Levi  denunciò le condizioni di vita degli abitanti dei sassi, esposti all’umidità delle grotte in cui vivevano ammassate in piccoli spazi bui famiglie numerose con i loro animali, senza servizi igienici nè acqua corrente nè elettricità; narra la sorella di Levi che mentre portava al fratello il borsone da medico, le si avvicinarono numerose persone per chiederle il chinino, per curare la malaria; difatti il torrente della gravina, alimentato solo dalle acque piovane, d’estate era pieno di acqua stagnante dove proliferava la zanzara anofele.

matera sasso caveoso

Palmiro Togliatti recandosi in visita qui sollevò la questione Matera, ritenendo uno scandalo che potesse sopportarsi ancora che vi fossero persone rimaste a vivere in una tale miseria. Il suo era anche un atto di accusa contro il regime fascista che non aveva saputo migliorare radicalmente questo stato di degrado.

Il risanamento dei Sassi

Pochi anni dopo,  nel 1952, il Presidente del Consiglio De Gasperi, considerando Matera un simbolo dell’arretratezza del meridione d’Italia, emanò una legge per il risanamento della città. I sassi furono sgomberati e furono costruite case popolari in nuovi quartieri residenziali dove finalmente arrivassero i benefici del progresso per 15.000 persone che prima abitavano nelle case grotta.

Ci sono voluti però 20 anni per portare via, spesso malvolentieri, la gente dai sassi e altri 20 per portarvi i servizi, primi fra tutti le fognature.

matera monumento calderaro

Patrimonio UNESCO, capitale europea della cultura e star di Hollywood

Nel 1986 una nuova legge cercò di risanare i sassi di Matera ormai abbandonati da 30 anni e in stato di degrado; progressivamente la città riprese vita e si mostrò per il gioiello nascosto che era, uno scrigno di cultura, tradizioni e bellezza, tanto da essere dichiarato nel 1993 patrimonio dell’Umanità UNESCO;  nel 2019 Matera  è stata nominata Capitale Europea della Cultura.

La sua particolare conformazione geografica di città costruita sui due lati di una profonda gravina percorsa da un corso d’acqua ha fatto sì che venisse scelta come set cinematografico di molti film d’autore ambientati in Palestina o nel Medio Oriente in generale,  tra cui  già il Vangelo secondo Matteo di Pasolini e poi The Passion di Mel Gibson, che ha fatto conoscere la città in tutto il mondo.

matera the passion

La consacrazione finale è la scena d’inizio di No time to Die, l’ultimo James Bond, che sceglie notoriamente  come ambientazione solo posti di grande charme.

matera james bond

Ancora tanto da valorizzare

C’è da dire però che tanti sono i cantieri ancora aperti a Matera, non tutto è stato ancora recuperato, ci sono ancora molte rovine e case grotta abbandonate; il recupero avviene però con grande attenzione a rispettare la natura originaria di questi luoghi; per fortuna ci sono molte foto d’epoca, e  i filmati dell’Istituto Luce, che aiutano nell’opera di fedele restauro.

Quando nel ’93 Matera è diventata patrimonio Unesco è stato anche deciso di cedere le abitazioni che erano possedimenti demaniali ai residenti, perchè chi risiede in una casa di proprietà provvede anche alla sua manutenzione.

matera sassi

Importantissima nella valorizzazione di Matera è stata anche l’opera del circolo La Scaletta, un’ associazione di giovani professionisti negli anni ’50/’60 che nel momento in cui c’è stato lo sfollamento hanno incominciato a battere il territorio materano, comprese le campagne, alla ricerca di chiese rupestri.

Il turismo oggi è sicuramente una risorsa importante, ma in qualche modo ancora minoritaria nell’economia materana. Il turismo materano infatti subisce forti oscillazioni, in dipendenza da periodi di crisi economica e da situazione di instabilità internazionale  e recentemente è stato messo a dura prova dalla pandemia.

Tradizioni di civiltà contadina

La campagna di Matera è sempre stata terra fertilissima e luogo di transumanza di greggi, che vi passavano due volte l’anno. Agricoltura e allevamento sono presenti nello stemma di Matera che rappresenta un bue con tre spighe di grano in bocca.

I pastori portavano in città ricotte, formaggi e anche tanti oggetti in legno creati nelle lunghe ore di sosta a guardia del bestiame. Oggi possiamo ammirarli al museo, ma fino a non tanti anni fa questi oggetti facevano parte della vita quotidiana degli abitanti di Matera:  stecche per i busti delle donne arcuate al fuoco ed incise, manici di fruste decorati, cucchiai e forchettoni in legno di grandi dimensioni, e i tipici timbri del pane.

oggetti tradizionali case matera

Le donne impastavano dai 3 ai 5 kg di farina, e non avendo nelle case il forno adatto per cuocere un tale pane andavano al forno comune marchiando il loro pane con il timbro inconfondibile della loro famiglia. Regalare un timbro del pane ad una ragazza era una proposta di matrimonio a tutti gli effetti, perchè significava mettiamo su casa insieme e mangiamo lo stesso pane.

pane di matera e peperoni cruschi

In cambio di questi oggetti i pastori compravano il sale per i formaggi e le corde perchè quando si spostavano nelle zone dove non c’erano ovili costruiti chiudevano il bestiame per la notte con quattro paletti e le corde.

La struttura urbanistica di Matera

Matera è costituita dai due sassi Barisano e Caveoso, dal quartiere di Civita che li congiunge, e dal Canyon della Gravina.

gravina di matera

 

Di solito si trova scritto che il Sasso Caveoso è il più caratteristico di Matera, quello dove si conserva il maggior numero di  case-grotte (da cui il nome di caveoso) scavate a gradoni nel tufo e alcune delle più belle chiese rupestri cittadine.

matera

 

Il sasso Barisano, così chiamato perchè volto in direzione di Bari (o secondo altri per il patriizo romano Varisius),  invece è descritto come quello più recentemente ristrutturato, che vanta molte botteghe artigiane e la maggior parte degli alberghi. In realtà io non ho notato una differenza così netta nella struttura dei due sassi ma solo la divisione geografica che costringe a salire e scendere per raggiungere l’ uno o l’altro sasso, passando per il quartiere centrale di Civita. Forse la differenza più apprezzabile è che qui ci sono più case costruite e meno scavate.

Civita è dominata dal Duomo e si estende intorno al corso principale con i suoi edifici ottocenteschi e i negozi, mentre nei suoi immediati paraggi si trovano edifici di pregio, il Museo Nazionale, il conservatorio, alcune importanti chiese. Civita anticamente era circondata da due cinta di mura, create dai Longobardi e rinforzate dai Normanni, rimaste in funzione sino alla metà del XV secolo, quando gli Orsini che erano i signori di Matera ma anche di Gravina hanno venduto le torri perchè ormai la città era troppo sviluppata al di fuori di quel limite. Alcune torri sono state trasformate in funziona abitativa.

Sasso Caveoso

Il mio itinerario parte dall’alto del Sasso Caveoso. Da qui ci sono degli scoci meravigliosi, da cartolina, sui due sassi, sulla gravina e sulle grotte disabitate delle alture circostanti che costituiscono il parco della Murgia Materana.

Alcune case sono ancora in fase di copleta restrutturazione, ma molte sono state pienamente recuperate. Accanto agli ambienti ipogei rupestri molte case sono costituite anche da muri di tufo sopraelevati, costruiti proprio col materiale scavato per ingrandire le grotte sottostanti.  L’architettura rupestre è definita architettura in negativo, si fa scavando,  e quindi togliendo e non aggiungendo materiale.

Come in una torta nuziale, il tetto dell’una spesso è pavimentazione della strada antistante al “girone” superiore.

sasso caveoso

La fontana dell’amore

Lungo Via Muro, la strada panoramica che scende sino al fondo del sasso si incontra “la fontana dell’amore“, un gruppo scultoreo  realizzato nel 2020 e molto ammirato dai turisti, che rappresenta cinque personaggi  in bronzo a grandezza naturale che impersonificano una scena tipica di vita materana di un tempo, con una ragazza che si avvicina ad una fontana pubblica per riempire la sua brocca d’acqua e un giovane che dichiara il suo amore offrendole un fiore mentre altri stanno a guardare.

matera fontana dell'amore

Il monumento è bello ma è stato anche criticato in quanto è poco credibile, perchè difficilmente c’era un approccio così diretto. Spesso l’innamoramento era fatto di sguardi fugaci ricambiati, e di accurata indagine sulla famiglia della ragazza e sul suo vicinato.

Dalla cima al fondo del sasso caveoso sembra tanta strada ma in realtà  in poco più di cinque minuti sono già ai piedi, dove sono le più belle chiese rupestri urbane, alcune case-grotta visitabili,  botteghe e laboratori di artigianato tipico.

San Pietro Caveoso

Un’importante e suggestiva chiesa del sasso caveoso è quella nota come San Pietro Caveoso. Si affaccia su un ampio piazzale da cui si gode di una bellissima vista. La chiesa risale al 1218 ma è stata completamente restrutturata nel XVII secolo. epoca in cui fu costruito il campanile che richiama le forme del campanile della catedrale e l’attuale facciata.

matera san pietro caveoso

Sopra al portale centrale si trova la statua della Madonna della Misericordia che sotto al suo velo accoglie i fedeli; la curiosità è che da una parte vi sono tre persone a capo scoperto e dall’altra tre incappucciati, che sono gli aderenti ad una confraternita. Sopra agli altri due portali sono le statue di San Paolo e San Pietro.

san pietro caveoso matera

All’interno originariamente la chiesa aveva  otto cappelle, di cui ne sono rimaste quattro,  e una copertura a caprata lignea, poi sostituita da una copertura di tufo ma con un bel controsoffitto di legno dipinto a fine 1600 a tempera con bei grandi dipinti della vita di san Pietro e di san Paolo, come la conversione sulla via di Damasco, Cristo che consegna a Pietro le chiavi della Chiesa, e la Madonna del Gonfalone.

La comunità naturale del vicinato

In questa parte del Sasso Caveoso sono stati recuperati diversi raggruppamentei di case che costituiscono la struttura tipica di un “vicinato“. Il vicinato è un modello urbanistico e socioantropologico che ha avuto un’importanza fondamentale nei secoli a Matera. Si tratta di case contigue che hanno spazi comuni e che soprattutto identificano una piccola comunità solidale. Non esiste un solo modello di vicinato, poteva trattarsi di un vicolo chiuso, di un cortile su cui si affacciano più case, è più che altro l’aspetto dei legami umani che creava il rapporto di vicinato.

matera vicinato

Così, nonostante nella costruzione delle case popolari dove furono spostati gli abitanti dei sassi, gli architetti abbiano cercato di riprodurre la struttura del vicinato, non potevano ricostruirne l’anima di vincoli profondi tra le persone, vincoli di solidarietà e condivisione, alimentati dal ritrovarsi e parlare,  magari mentre si svolgevano lavori domestici. Molti materani lamentarono la mancanza del vicinato e addirittura per questo tentarono di ritornare alle loro vecchie povere case senza servizi.

La tipica casa grotta

Visitare una tipica casa grotta lascia sconcertati e meravigliati di quanto fosse dura la vita in un sasso ma nonostante ciò come gli abitanti avessero aguzzato l’ingegno per rendere quanto più confortevole possibile un ambiente piccolo, buio, umido, senza servizi, che doveva ospitare spesso famiglie numerosissime con gli animali che costituivano la loro ricchezza.

La casa grotta di Vico Solitario, nel sasso caveoso, è stata ricostruita con i mobili e gli attrezzi  originari del periodo in cui era abitata.

Qui vivevano, come da certificato anagrafico appeso, ben 11 persone con il mulo, il maiale e le galline. Eppure c’è un solo letto matrimoniale, un letto singolo per la figlia più grande, e una piccola culla che di giorno era usata per il neonato e di notte era riservata ad un bimbo più grandicello. E gli altri? si utilizzavano il coperchio delle cassapanche, le ribalte dei mobili con sopra pagliericci.

casa grotta matera con animali

Il riscaldamento era naturale: gli animali certo puzzavano ma riscaldavano e il loro concime veniva utilizzato in agricoltura.

Gli escrementi umani erano raccolti in un recipiente che veniva poi  periodicamente svuotato a valle.

In ogni casa grotta c’era una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana o quella che scendeva dalla parte alta della città,  che si raccoglieva, si bolliva, si tentava di disinfettare con il limone. Le ciserne avevano bisogno di manutenzione costante, ogni tanto si aprivano e si pulivano dal fango che ne riduceva la capacità, e si controlava l’intonaco, su cui non dovevano esserci spaccature perchè altrimenti l’acqua sarebbe fuoriuscita e dispersa nella roccia e nel terreno circostante.  La manutenzione aveva anche una rilevanza sociale nei rapporti di buon vicinato tra chi abitava su diversi livelli, perchè in una città dove si cammina su pavimenti che sono anche i tetti delle case sottostanti, una cisterna mal mantenuta avrebbe comportato l’allagamento della casa sottostante.

La casa grotta aveva la cucina vicina alla porta d’ingresso, per permettere ai fumi di uscire più facilmente ed evitare che la canna fumaria vada ad intersecare un’abitazione di sopra.

casa grotta matera

Fuori dalla casa grotta si trova un carro agricolo. I carri agricoli dei contadini erano in uso in città sino agli anni 70, erano trainati da un mulo, ed avevano le ruote molto grandi perchè quando si attraversavano i canali le persone e le cose trasporate rimanessero asciutte.

Tuttavia i carri poterono addentrarsi tra i sassi solo dopo la costruizione della strada mussoliniana nel 1936, prima i carri  per le loro dimensioni avevano difficoltà a salire nei vicoli stretti della città e venivano lasciati nella parte alta della città, gli animali venivano staccati e caricati del peso di quanto preso in campagna e portati lentamente per i gradini molto dolci realizzati appositamente ad una distanza di passo di mulo, per evitare che si azzoppassero; se infatti succedeva questo era la fine della vita dell’animale ed un grandissimo danno per l’economia della famiglia, perchè il mulo era il mezzo di trasporto per poter raggiungere la campagna.

matera scalini passo di mulo

Oggi per le strade fatte per i muli  sobbalzano eroicamente le apette che propongono il giro turistico della città.

La Chiesa Rupestre di Santa Lucia alle Malve

Non solo le case erano scavate nella roccia, anche le chiese sfruttavano gli ambienti rupestri. Ne sono state individuate circa 180, nel territorio urbano e nelle campagne, di dimensioni estremamente variabili, dalle cappelle con funzione cimiteriali, alle chiese parrocchiali o conventuali.

Le chiese rupestri erano interamene affrescate, un catechismo visivo a cielo aperto per una popolazione povera e spesso analfabeta. spesso i livelli di intonaco affrescato erano sovrapposti nei secoli così che non è raro che sotto ad un dipinto se ne custodiscano altri pià antichi; riuscire a datare gli strati di affreschi significa acquisire importanti informazioni circa l’utilizzo nei secoli di un ambiente come chiesa. Non è raro che chiese rupestri affrescate siano col tempo diventate abitazioni in cui l’immagine sacra vegliava magari sui polli e sull’asino.

La Chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve è un complesso che a fianco ha anche il monastero. anch’esso  scavato dentro al  banco di roccia ed in parte costruito. Si chiama  “alla malve” dal nome della malva selvatica che cresceva in grande quantità  nei dintorni.

santa maria alle malve

Nello scavare la roccia si cerca di ricavare ambienti che ricalchino il modello di quelli costruiti. Così questa chiesa anche se scavata ha il soffitto altissimo con le colonne ricavate nella roccia con un accenno di capitello. Una serie di cerchi concentrici sul soffitto sono un’imitazione delle cupole costruite.

E’ vietatissimo scattare fotografie in questa come nella gran parte delle chiese rupestri, forse per paura che accidentali flash possano rovinare le immagini affrescate sulla roccia che costituiscono un inestimabile patrimonio artistico.

I dipinti nella chiesa di Santa Lucia sono assai suggestivi, appartengono a varie epoche e sono di diversa qualità, attraverso di essi si vede bene l’evoluzione dell’iconografia sacra.  Così cogliamo dei dettagli interessanti: la veste di San Michele arcangelo, comandante delle truppe celesti, è la veste porpora dei comandanti dell’esercito di Bisanzio, in un’iconografia chiaramente bizantina che però convive temporalmente con la più moderna tecnica pittorica della Madonna che allatta Gesù ed ha un ginocchio in avanti e l’altro girato, risultando quindi tridimensionale. il dipinto dell’Incoronazione della Madonna è chiaramente databile all’epoca angioina perchè tiene in mano il giglio francese.

santa lucia alle malve

Nella chiesa, prima dell’arrivo delle suore benedettine del X secolo si celebrava secondo il rito bizantino e i pilastri erano forse parte di un’iconostasi che divideva la zona riservata alla celebrazione dalla zona ove accedevano i fedeli. Nonostante le suore siano andate via nel 1283 lo spazio della chiesa è stata ancora usato dagli abitanti del quartiere, subendo varie trasformazioni, i pilastri sono stati eliminati e i blocchi anche dipinti sono stati riutilizzati a casaccio come materiale costruttivo per creare un piccolo ambiente separato. Nel corso del ‘600 la chiesa è rimasta limitata alla navata destra, mentre la navata centrale e quella sinistra sono diventate un’abitazione,con  tanto di cucina con il foro per il tiraggio.

Questa chiesa è anche stata il set cinematografico per uno sceneggiato su Paolo VI, qui era collocato un improbabile Santo Sepolcro a cui il Papa si recava in visita in TerraSanta.

Dietro alla chiesa c’è un cimitero con le tombe scavate dal banco di roccia.

Chiese rupestre di Santa Maria de Idris e di San Giovanni in Monterrone

Queste due chiese sovrapposte scavate nello stesso banco di roccia sono proprio il prototipo di una chiesa rupestre, ricavate nel Monterrone, il grande sperone di roccia alla base del sasso caveoso. Sono molto scenografiche e identificabili da lontano da tutta la città e contengono molti affreschi sacri, di cui alcuni di grande bellezza.

matera santa maria de idris

La chiesa di Santa Maria de Idris deve il suo nome alle numerose cisterne presenti nella zona, e risale almeno al XIV secolo. ai piedi dell’affresco della Madonna sono le mezzine, delle particolari brocche utilizzate un tempo per il trasporto dell’acqua domestica. Da una porta sulla sinistra dell’altare si transita nella chiesa di san Giovanni in Monterrone, che è più antica perchè contiene affreschi dell’XI secolo.

matera chiese rupestri

Civita

Dopo la visita dei principali punti di interesse del Sasso Caveoso risalgo (quanto è più faticosa la salita!) verso Civita, tenendo come punto di riferimento in alto il campanile della Cattedrale, che è il siuo punto centrale.

La Cattedrale

La cattedrale di Matera risale al XIII secolo, e fu costruita  in stile romanico-pugliese quando Matera fu innalzata a cattedra vescovile.

domo di matera

E’ dedicata alla Visitazione, ma soprattutto vi è venerata la Madonna della Bruna, che troneggia usl portale principale,  insieme a sant’Eustacchio patrono della città, e che è ritratta anche in un dipinto di stile medievale, molto venerato, all’interno della cattedrale. Perchè si chiami “Madonna della Bruna” è discusso, forse si tratta di un richiamo al Cantico dei Cantici la cui protagonista dichiara orgogliosamente di essere bruna di pelle e bella. Il 2 luglio ogni anno si svolge la festa della Madonna della Bruna, la statua  viene prelevata dala cattedrale dai cavalieri della Bruna, e posta su un grandissimo ed elaborato carro di cartapesta che viene portato in processione per la città fino alla chiesa dell’Annunziata, mentre il carro viene distrutto a furor di popolo e i pezzi conservati come oggetti devozionali dalla gente.

cattedrale visitazione matea

La facciata della Cattedrale è dominata dal grande ed elaborato rosone, con in alto San Michele che schiaccia il drago, due figure maschili e un Atlante in basso.

All’interno vi sono tre navate sorrette da colonne con capitelli variamente figurati. Ci sono belle opere pittoriche tra cui un suggestivo Giudizio Finale del XIII secolo, riemerso dopo dei lavori di restauro.

interno cattedrale matera

Lo shopping su via Duomo: prodotti tipici e artigianato

Dalla Cattedrale scendo attraverso Via Duomo verso la zona ottocentesca, dove si trovano bei palazzi e tanti negozi interessanti.

Se siete interessati allo shopping culinario, qui potete acquistare due prodotti tipici: i peperoni cruschi e le scorzette d’arancia ricoperte di cioccolata, oltre a salumi e formaggi eccellenti, a legumi, per finire con il tartufo e i suoi derivati. Non si può non provare il tipico pane, in grandi forme, cotte nel forno a legna un tempo spesso in comune.

souvenir matera

Tra i souvenir  le bianche decorazioni di tufo  traforato a piccolo rosone, il “cucù”( il fischietto a forma di galletto colorato, di buon auspicio),  la “pupa” ( bambolina di ceramica in abiti tipici materani), i timbri del pane in terracotta o legno, i presepi di cartapesta o di tufo.

  il Conseratorio Egidio Romualdo Duniè  ospitato dal Palazzo del Sedile.

matera palazzo del sedile

Ci sono palazzi degni di nota come il  palazzo Santoro,Il palazzo Lanfranchi  dove si trova il Museo di arte medievale e contemporanea della Basilicata,  il Palazzo dell’Anunziata, e il palazzo del Museo archeologico Domenico Ridola.

matera palazzo

Il Museo Archeologico  Domenico Ridola

Avevo sottovalutato il Mueso archeologico Nazionale Domenico Ridola, che invece si è rivelato molto interessante. E’ collocato nell’ex chiesa di Santa Chiara con l’annesso convento della clarisse, monache di clausura, oggi non più presenti.

Il museo Ridola contiene tutte le testimonianze archeologiche della lunga storia della presenza di vari popoli nel territorio della Murgia dalla preistoria al medioevo.

matera museo ridola capanna neolitico

Le più interessanti sono le testimonianze del periodo paleolitico e neolitico. C’è la ricostruzione di una capana neolitica e di una grotta con una serie di dipinti graffiti ritrovati in varie parti della Basilicata, c’è una gigantesca zanna di mammuth e tanti manufatti che mostrano l’evoluzione delle abilità dei nostri antenati.

C’è poi il periodo greco, di cui sono conservati alcuni bellissimi vasi protolucani e apuli.

L’esposizione del periodo romano è  arricchita in questi giorni da un’importante mostra sugli ori ritrovati a Pompei, con uno dei famosi calchi  con gli scheletri delle vittime dell’eruzione del Vesuvio .

ori di pomei al museo di matera

 

La Chiesa del Purgatorio e la Chiesa di San Francesco d’Assisi

La Chiesa del Purgatorio è tenuta dalla Confraternita della Buona Morte che con cristiana pietas accompagnava nella morte aiutava coloro che non avevano i soldi per un funerale. C’è sulla facciata la simbologia della clessidra con le alucce, ad indicare il tempo che passa e che bisogna saper usare bene, e sul portale abbondano  i teschi, alcuni coronati o con la mitria, alcuni con i capelli femminili ed altri calvi, a mostrare che nella morte siamo tutti uguali, uomini e donne, ricchi e poveri, re e cardinali.

porta chiesa purgatorio matera

La Chiesa di san Francesco d’Assisi è una chiesa barocca, anche se originariamente del XIII secolo, ed è   costruita  sull’antica chiesa ipogea di San Pietro e Paolo a cui si accede  da una botola. L’interno di San Francesco è  ad una sola navata, tutto stucchi bianchi.

matera san francesco

Nella bella piazza davanti alla chiesa è collocato un monumento moderno che si fa notare.

matera piazza del sedile

Piazza Vittorio Venneto

Al termine di Via Duomo, a delimitare il rione Civita si trova la grande Piazza Vittorio Veneto.

matera piazza vittorio veneto

L’attenzione è catturata subito da una curiosissima grande scultura: è il famoso Elefante di Salvator Dalì,  un grosso pachiderma che si erge alto su zampe sottili quasi da trampoliere.

matera elefante di dalì

Nel centro della piazza si trova l’ accesso alla più grande cisterna sotterranea di Matera,  il Palombaro Lungo, che può contenere oltre 5 milioni di metri cubi di acqua. La prima cosa incredibile di questa cisterna è che la sua profondità di 15 metri è stata interamente scavata a mano; la seconda cosa incredibile è che di questa cisterna del 1870 si era persa la memoria, ed è stata riscoperta solo nel 1991 durante i lavori di ristrutturazione della piazza; allora fu esplorata in gommone perchè era piena d’acqua!

matera palombaro lungo

Da Piazza Vittorio Veneto si gode di un fantastico panorama su tutto  il sasso Barisano, che è l’ultima tappa della mia visita di Matera.

Il Sasso Barisano

Discendo il Sasso Barisano tra scorci panoramici ed accattivanti botteghe artigiane. In Via Fiorentini visito un’ulteriore casa grotta, a cui è stato dato il nome di “c’era una volta”, che ripropone lo stesso modello di quella già ammirata nel Sasso Caveoso, ma qui ci sno anche i manichini in costume tipico materano usato fino agli anni ’60.

casa grotta sasso barisano

Proprio di fronte alla casa grotta c’è una curiosa attrazione, nel piano di sotto di un negozio di artigianato locale soprattutto di lavori in pietra di tufo: I Sassi in miniatura, una creazione  a cui ha lavorato per tre anni l’artista materano Eustacchio Rizzi; non si tratta di una sorta di presepe di fantasia, ma di una ricostruzione fedele di Matera, casa per casa, di grande qualità.

matera sant agostino

Il Sasso Barisano vanta  almeno due belle chiese da visitare, La prima è S.Agostino, a cui è annesso un imponente complesso monastico che oggi è sede degli uffici del Ministero dei Beni Culturali. Nella chiesa si può visitare con un biglietto anche la parte più antica costituita da ambieti ipogei, interessanti anche se non molto vasti.

chiesa rupestre sant agostino matera

 La seconda, che è una delle più note chiese rupestri di Matera e la più grande, è San Pietro Barisano, nota anche come San Pietro in Veteribus perchè il suo nucleo più antico risale addirittura all’anno 1000-1100. Con il suo campanile a picco sulla roccia è il punto di orientamente che contraddistingue il sasso Barisano. Il suo interno è completamente scavato e sono state realizzate, tramite dei pilastri di tufo, tre navate.

san pietro barisano matera

La chiesa è molto suggestiva per le sue pitture parietali; purtroppo diversi dipinti sono stati barbaramente trafugati. Al piano di sotto c’è un vastissimo susseguirsi di ambienti con dei sedili di tufo dove venivano lasciati a scolare i cadaveri dei notabili e dei religiosi che venivano poi sepolti nel contiguo ossario.

C’è grotta e grotta

Ormai è giunto il tramonto, e le case di Matera si illuminano di mille lucette, come candeline su una torta.La luna piena illumina i vicoli con le loro case di tufo, di una pallida luce giallognola e in lontanza  lo scuro della gravina, delle grotte nelle montagne e il verde profondo della Murgia. Risalgo verso il Duomo, sulla strada panoramica due innamorati stanno facendo un picnic  con calici di vino sul muretto godendosi lo spettacolo dei Sassi e della Murgia, scelta romantica e azzeccatissima.

matera di notte

Al termine di una giornata intensa di saliscendi tra i sassi non mi resta che rilassarmi in hotel, quello dove Daniel Craig aeva la sua palestra privata durante le riprese del film di James Bond; la camera al Quarry Resort è un vasto ambiente nel tufo che era un’ antica cappella rupestre,  con tanto di piscina privata ipogesa con idromassaggio e luci emozionali telecomandate, un posto di assoluto charme. Come dire, anche a Matera c’è grotta e grotta.

matera quarry resort

piscina privata quarry resort matera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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