A gennaio di quest’anno il governo della Bielorussia ha annunciato che non sarebbe stato più necessario il visto per soggiorni fino a 5 giorni dei cittadini europei e ha prognosticato un aumento del 20% del turismo a seguito di quest’apertura all’occidente. Bene, noi siamo in tre, quindi i 12 turisti occidentali che precedentemente si addentravano in Bielorussia sono aumentati del 20%. Solo che io non ero al corrente della storia del visto, ho scelto Minsk perchè ne sapevo molto poco e sono sempre curiosa di ciò che non conosco, e a posteriori mi sento di raccomandare vivamente il viaggio , sostituendomi ad un ente del turismo che credo non esista neanche. Ve lo consiglio non solo perchè la Bielorussia è ancora ostinatamente sovietica senza essere affatto retrò, ma perchè il regime autoritario biecamente si riflette per i visitatori in una serie di aspetti positivi.
E poi trovarvi un kit di l’alcolmaschera antigas insieme ai prodottini da toeletta in hotel vale il viaggio 🙂
Intanto la cosa che si percepisce immediatamente è la pulizia. Forse perchè io vengo da Roma, la povera incomparabilmente bella e devastata Roma, ma appena metto piede a Minsk colgo qualcosa di strano. Mi guardo intorno e cerco di capire che cosa c’è di anomalo: un livello di pulizia imbarazzante. Non c’è un graffito su un muro, gli ascensori dei sottopassaggi sono lindi, non una cartaccia per terra, nemmeno una cicca dico una, scommettiamo con mio marito a chi vede per primo una cosa fuori posto, ma neanche macchie d’olio sulla strada riusciamo a trovare. Notiamo un passante che fuma accostato ad un cestino dei rifiuti per non sporcare il marciapiede di cenere.
In compenso vediamo dappertutto operai che lavorano a rimettere a posto singole pietre leggermente fuori squadra sul marciapiede, a spazzare con cura le foglie, non lasciandone nessuna al suolo anche nei parchi alberati, a curare il verde, piantare nuovi fiori nelle piccole aiuole lungo tutti i larghi viali e nei numerosissimi giardini. Il livello di occupazione, molta della quale è nei servizi pubblici o nelle industie o cooperative ageicole dell’economia parzialmente collettivistica, è quasi totale. Le macchine si fermano diligentemente alle strisce pedonali. Non si vede un ubriaco o uno sfaccendato importuno per le strade, che anche di notte sono tranquillamente percorse da donne sole o da famiglie (tantissimi e splendidi bambini qui!). E tutto questo, a cui non sono abituata è…bello, sì, proprio bello come un monumento, il senso di cura per il proprio territorio dà un’impressione di grande gradevolezza ad una città che non è classificata propriamente come turistica. O forse è così bella perchè poco turistica?
Una giovane coppia con una bimba con la quale la mia Giulia aveva tanto per cambiare avviato un’ estemporanea amicizia per strada, ci chiede che cosa mai ci facciamo a Minsk, e quando rispondiamo “turismo” ci chiede quasi incredula: “really?”.
Ma Minsk non è solo ordinata e pulita, è anche molto interessante, proiettata verso il futuro e bella di un suo stile particolarissimo.
Percorrendo viali esageratamente larghi, contornati da edifici inequivocabilmente sovietici nella loro maestositá, ma resi “sereni” dai dettagli del verde curatissimo di cui vi parlavo, raggiungo dapprima il piazzale con l’opera in uno stile post-neo-classico, dove svettano decine di grandi bandiere patriottiche con i colori verde e rosso della Bielorussia, e dietro alla grande piazza il piccolo centro storico pedonale, il quartiere vecchio, un fazzoletto di case ricostruite su come doveva essere la Minsk cinquecentesca, strette intorno al municipio e alla cattedrale, con simpatici ristorantini che fanno strepitose zuppe, piatti di carne e frittelle ai futti di bosco e panna, ma alle 11 cacciano tutti perchè si deve chiudere, e si capisce che se d’estate qui sembra sempre giorno, col sole di mezzanotte che rende luminose e lunghe le giornate, d’inverno con due ore di luce magari alle 11 di sera viene anche voglia di andare a dormire.
Nel borgo storico ci sono anche bei monumenti di bronzo fatti per essere vissuti dalla cittadinanza, come la carrozza trainata da due cavalli su cui bambini ed adulti non possono mancare un’arrampicatina con foto. Giulia che si sente principessa nell’anima è in brodo di giuggiole a giocare a Cenerentola. Oppure il monumento al fondatore della città che sembra attirate a prenderlo a braccetto. Ci sono anche diverse capannette di legno in stile mercatino di natale, che vendono a non so chi graziosissimi lavori artigianali prevalentemente in paglia, legno ed in ceramica.
Fuori dal centro vecchio c’è il centro monumentale, Palazzi presidenziali-governativi-militari di tutti i tipi che non vi sto ad elencare noiosamente, ma vi metto questa foto della decorazione con un carro armato vero come monumento di fronte ad uno di questi, e quest’altra che vi fa vedere come qui non solo non ci sia alcun pudore ad esibire con orgoglio falce e martello e a mantenere l’edificio del KGB, ma anche vi sia il monumento al fondatore del KGB (bielorusso, adorato come eroe nazionale) con corona fresca di rossi fiori che circondano la falce e martello.
Tra KGB ed edifici che custodiscono ancora il mistero, c’è anche la curiosità dell’appartamento dove visse Oswald, l’attentatore di Kennedy, che lavorava in un’industria statale ed era sorprendentemente ben pagato, con un sospetto contributo aggiuntivo della Croce Rossa bielorussa.
E poi oltre al centro monumentale, c’è la Minsk del futuro, quella in piena espansione economica, quella con industrie che puntano sulla tecnologia, quella in cui la pianificazione urbanistica dei nuovi quartieri segue idee precise anche nell’edilizia popolare e non sembra andare a casaccio come da noi. Ci sono i grandi impianti sportivi d’avanguardia con l’universitá dello sport e il quartiere per gli atleti, ci sono teatri e sale per concerti, una grande avveniristica biblioteca, e ci sono anche i palazzoni, ma tutti colorati e pulitissimi, con i servizi ricreativi e sportivi interni e verde pubblico attrezzato tenuto da favola.
Come in tutti gli stati autoritari, c’è molta autocelebrazione per la propria storia e molto senso patriottico, e noi ci fermiamo a visitare l’interessante Museo della Grande Guerra Patriottica, una straordinaria e minuziosa ricostruzione delle vicende della Bielorussia durante la seconda guerra mondiale e della guerra patriottica combattuta per liberarsi dall’occupazione nazista, con carri armati, aerei, installazioni multimediali, armi, attrezzature, oggetti di vita quotidiana dei soldati, ricostruzione delle battaglie, delle stragi, delle celebrazioni della vittoria. Ci vogliono alcune ore di intensa e toccante visita per vedere tutto.
In un filo ideale il viaggio nella memoria continua lungo le banchine del fiume, con la suggestiva Isola delle lacrime, che con un monumento evocativo e molti fiori ricorda i caduti in guerra, e specialmente nel conflitto con l’Afghanistan.
L’acqua è molta qui a Minsk, tra laghetti e canali, ma in realtà è opera artificiale dell’uomo, mentre il fiume vero e proprio scorre fuori dalla città.
Mi intenerisce la visita della “Chiesa rossa” dei Santi Simone ed Elena, movimentata costruzione del 1910 realizzata interamente a spese di una ricca famiglia per mantenere viva la memoria dei due figli, morti di malattia entrambi in tenera età, il bambino a 12 anni e la ragazza a 18, pochi anni dopo; quest’ultima, prima di morire sognò la Madonna che le diceva che avrebbe raggiunto il fratello in paradiso, e che i genitori avrebbero potuto costruire una chiesa dove le loro anime li avrebbero consolati tutti i giorni di festa. Sulle loro tombe sono sempre deposti fiori, e sono stati anche beatificati e danno il nome alla chiesa.
Altra tappa di Minsk è Gorky Park, con il parco dei divertimenti con i laghetti con i pedalò, le aree attrezzate per i picnic delle famiglie, i venditori di foto con animaletti domestici come coniglietti e tartarughe e soprattutto la ruota panoramica che costa pochi spiccioli contro i circa 20 di Helsinki o Danzica, per citare le nostre due esperienze affini di questa settimana. E’ curioso vedere anche l’imponente edificio circolare del Circo Stabile, altro che i teloni itineranti a cui siamo abituati noi!
Ci sono tanti musei d’arte e di storia, ed è un peccato non avere il tempo di visitarli, perchè sono sicura che mi riserverebbero quelle sorprese che l’arte russa riesca a regalare anche nelle sue opere meno note, così come mi è già successo a Kazan.
Motivo in più per tornare, perchè al di là di ogni descrizione, a Minsk sono stata proprio bene, e non mancherò di esplorare i luoghi che hanno visto la sconfitta di Napoleone e i feroci combattimenti della linea di Stalin, e gli splendidi paesaggi di boschi di betulle, di acque scintillanti dei 10.000 laghi, di villaggi intatti, di pianure verdissime d’estate e innevate d’inverno.
A Minsk e in Bielorussia in generale io ci sono stata svariate volte, perchè abbiamo lì dei carissimi amici. Il contrasto con i villaggi è spaventoso, anche se negli ultimi anni il divario di povertà si è leggermente abbassato e in generale c’è una maggiore modernizzazione un po’ dappertutto…però hai ragione: Minsk è spaventosamente pulita, enormemente grande, ampissima! E mi piace!