Il Museo Archeologico di Heraklion raccoglie gran parte dei reperti della civiltà minoica, provenienti da tutta Creta, ed è per questo unico al mondo. Forse ricordate quando in storia dell’arte avete studiato la civiltà minoica: bene, gli originali di tutte le fotografie che avete visto sui libri, sono qui, sono tutti autentici e non rimanipolati dal restauro di Evans come per il palazzo di Knossos, e sono stupefacenti.
Il Museo Archeologico di Heraklion si estende su tre piani. Al piano terra, il più importante, si trovano tutti i reperti della civiltà minoica. Al primo piano si trovano le pitture murali e i reperti del periodo storico (greco e romano), un’ala a parte del piano terra ospita la scultura, in gran parte greco-romana.
La civiltà minoica prima dei grandi palazzi
Le stanze I e II contengono i reperti del Neolitico e della prima età del bronzo a Creta (6000-1900 a-C), ritrovati nelle fondamenta del palazzo di Knossos e nelle tombe a tholos e negli altri complessi funerari rinvenuti a Creta.
Non pensiate che siano oggetti di fattura grezza, al contrario impressiona la bellezza sia delle forme del vasellame sia dei gioielli e delle figure votive di terracotta.
Sono già presenti in epoca così remota le raffigurazioni del toro e della particolare usanza degli atleti che si arrampicavano sulle corna del toro usandole come un manubrio da atletica leggera per poi compiere esercizi ginnici sulla schiena dell’animale in movimento; questa particolare prova di agilità e coraggio , a cui si dedicavano atleti di entrambi i sessi, non doveva essere indenne da pericoli, e forse è proprio alla base del mito del Minotauro.
E’ molto famoso il raffinato pendente d’oro nella foto qui sotto, che rappresenta due api che tengono tra le loro zampette dei granuli di polline e una goccia di miele tra le loro bocche,sulla testa una piccola gabbia in filigrana. Proviene dagli scavi di una necropoli a Malia.
Il primo periodo palaziale (1900-1700 a.C.)
Nella stanza III è rappresentato il primo periodo palaziale (1900-1700 a.C) con oggetti che vengono appunto dai primi palazzi di Knossos e soprattutto di Festo. Il pezzo più bello qui è quello che viene chiamato il “servizio da cena reale”, proveniente da Festo, un vero e proprio servizio da banchetto di lusso, un insieme coordinato di vasi, coppe, piatti, alzate per la frutta, recipienti da cucina in ceramica policroma con splendidi e fantasiosi disegni.
I motivi delle ceramiche policrome sono geometrici a scacchiera, con foglie d’acanto, e tratti dalle forme della natura, come le spirali, le foglie, i fiori. i frutti, i pesci, le piume degli uccelli, danzatrici stilizzate.
Alcuni originali e splendidi vasi hanno delle applicazioni di fiori chiari in rilievo, che sembrano spuntare dal groviglio di rovi disegnato sulla base del vaso.
Particolari sono le teiere per il tè di erbe, che hanno la forma attuale, con i manici e al di sopra un coperchio bucato che fa da filtro, quando si versa l’acqua bollente sulle foglie.
Alcuni vasi hanno dei disegni floreali dove sui petali viene introdotto il concetto di sfumatura del colore.
Il periodo d’oro dei grandi palazzi (1700-1450 a.C.)
Nelle stanze IV e V ci sono i reperti dell’epoca della costruzione del secondo grande palazzo i cui resti oggi vediamo a Knossos (1700-1450), ma anche dei palazzi di Festo, Zacros, Malia. Ci sono frammenti decorativi in pietra tratti dai palazzi e c’è anche un modellino votivo di una parte del palazzo, che è importante perchè gli archeologi ne hanno tratto importanti informazioni come il fatto che le colonne fossero più larghe in alto rispetto alla base.
Un modello di legno recente in legno invece riproduce il palazzo in tutta la sua labirintica estensione, e dà un’idea di che cosa grandiosa doveva essere.
Alcuni vasi riportano il simbolo del labix, l’ascia bipenne da cui potrebbe secondo alcuni derivare il nome di labirinto. Altri hanno straordinari disegni raffiguranti polpi con i loro tentacoli. Altri ancora sono a forma di conchiglia. E ancora tornano nelle decorazioni le teste di toro.
Ecco uno dei pezzi più importanti e famosi del museo: il “Disco di Festo”, un disco di terracotta di 15 centimetri, scritto a spirale su entrambi i lati con geroglifici misteriosi che hanno qualche tratto in comune con il “lineare A”, ma che non coincidono con esso, e rappresentano la prima scrittura minoica ancora rimasta non interpretata. Forse erano ideogrammi, forse avevano un senso fonetico di sillabe che ci sfugge. Sono 241 simboli, suddivisi in gruppi da sottili righe, alcuni dei quali si ripetono; la sua datazione archeometrica risale al 1700 a.C.
Quattro capolavori d’arte
Nella sala VI ci sono oggetti di vita quotidiana, come grandi vassoi di terracotta con sopra piatti e scodelle, ma sono esposti anche 4 pezzi d’eccezione.
Il primo è la statuina dell’acrobata, che si regge a testa in giù sulle mani con uno slancio del corpo flessuoso, probabilmente nell’atto di praticare l’esercizio ginnico sul toro.
Il secondo è un particolare vaso di steatite nera, un rhyton, ritrovato ad Aghia Triada e datato 1600-1450 a.C., detto “dei puglilatori”, perchè rappresenta nelle sue incisioni su 4 file scene di pugilatori e di esercizi ginnici col toro. L’abbigliamento dei pugili ed il movimento delle loro mani ricorda proprio il pugilato moderno. In realtà le incisioni sono un po’ difficili da vedere a occhio nudo, e sono riprodotte in un un disegno illustrativo.
Il terzo è un affresco murale celeberrimo, trovato a Knossos, che rappresenta la taurotapsia, l’esercizio ginnico col toro.
Il quarto è un bracciale d’avorio con dettagliate incisioni di una tauromachia, con uomini intenti a cacciare il toro con le lance.
Reperti dai santuari: la dea dei serpenti e altri capolavori
Nelle stanze VII e VIII ci sono figure e vasellame rituale tratti dai santuari, come questa coppia di giovani, in cui la donna è rappresentata con la tipica gonna lunga ed un’acconciatura elaborata, come quella di molte altre testoline di terracotta.
Fra le figure spicca la famosa Dea dei Serpenti, che è uno dei simboli della civiltà minoica e viene riprodotta in tutti i modi nei souvenir di Heraklion. Indossa una lunga gonna a balze. Due serpenti sono tenuti nelle due mani alzate; il serpente è il simbolo della visione ciclica della vita. Sulla sua testa è una figura felina, simbolo del dominio sulla natura, i seni prosperosi sono simbolo della fertilità femminile.
Bellissimo questo vaso di pietra nera dal palazzo di Zakros con incisioni di uomini in corteo.
Questo modellino di santuario riproduce una casa con la sua porta apribile sui cardini e un tetto che può togliersi e una donna sacerdotessa seduta.
Ecco una superba testa di toro in pietra nera con le corna dorate.
Questo modernissimo vaso riproduce una borsetta con i manici che potremmo portare tranquillamente noi sulla spiaggia.
Questo sotto è il c.d. “anello di Minosse”, un anello regale o comunque molto prezioso trovato nel palazzo di Knossos, con un elaborato sigillo che rappresenta tre livelli dell’epifania religiosa, con una dea che passa attraverso gli elementi dell’aria, della terra e dell’acqua. forse simbolo del potere su tutto il mondo naturale del re minoico. Il termine Minosse più che rappresentare una specifica persona fisica, forse era il titolo che identificava tutti i re di Creta.
Da Knossos ecco un rhyton a forma di testa di leonessa, in pietra chiara, con un buco nella bocca per versare i liquidi.
Tombe e corredi funerari dell’ultimo periodo minoico (1450-1300 a.C.)
Nella sala X sono esposti i reperti della fase finale di uso del palazzo di Knossos, dal 1450 al 1300 dopo il devastante incendio che lo distrusse, e nelle sale XI e XII i reperti dai cimiteri e santuari del periodo successivo al collasso del sistema palaziale.
Ecco i bellissimi gioielli d’oro e pietre preziose e semipreziose rinvenuti nei corredi funerari.
Ecco l’elmo di un guerriero, ricoperto di zanne di cinghiale, lavorate in strisce affiancate. E’ descritto un elmo così da Omero per l’eroe cretese Merione. Doveva essere un elmo da parata, simbolo dello status sociale del guerriero che lo portava.
Una delle cose che mi ha incuriosito di più è questo rhyton con la forma di stivaletto, con la suola alta antiscivolo, ed il tacco, come una calzatura del tutto moderna.
Ed ecco alcuni sarcofagi provenienti da Hagia Triada (1370-1300 a.C.), completamente affrescati, di cui il più bello è tutto decorato con motivi geometrici e floreali, scene di vita quotidiana, carri, un sacrificio di un toro, processioni rituali in onore del defunto, rappresentato in lunga tunica bianca nell’atto di ricevere in offerta una barca e alcuni animali.
La sala delle sculture
Della sala della scultura romana mi è piaciuto particolarmente questo rilievo del IV sec. a.C., che rappresenta il defunto con la tunica e il mantello che saluta la moglie e il figlioletto; la donna ha in mano una scatolina di gioielli e il bimbo la tavoletta per gli esercizi di scuola.
Questo gruppo scultoreo ritrae l’uccisione da parte di Artemide ed Apollo dei figli di Niobe, che si era vantata di avere dodici bambini mentre Leto solo due. E’ una copia romana di un originale di Scopas o Prassitele.
Ecco Plutone e Persefone, dei degli inferi, rappresentati nella foggia di divinità egiziane (Serapide e Iside) con il cane a tre teste Cerbero, figura mitologica Romana. Un bell’esempio del sincretismo religioso del mondo ellenistico.
Questa è la dea Demetra, avvolta in un mantello e recante una cornucopia, segno di abbondanza.
Infine questa deliziosa piccola placca con una scena di lotta tra Eros e suo fratello Anteros.
Gli affreschi
Al primo piano sono tutti gli originali degli affreschi trovati nel palazzo di Knossos, in parte ricostruiti partendo dai frammenti esistenti.
Vediamo le donne (sempre rappresentate con il colore bianco) nelle lunghe ed eleganti gonne e gli stretti corpetti scollacciati e con i capelli in eleganti acconciature ricciute.
Le tre famose “signore in blu” sono frutto di un restauro molto creativo basato su frammenti di affresco, mostrano i capelli civettuoli e le mani adornate di ricchi gioielli.
Ugualmente frutto di un restauro creativo di Evans è il “ragazzo blu” o “raccoglitore di zafferano”.
Gli uomini (sempre in color cotto) hanno anch’essi i capelli lunghi e una gonna corta.
I delfini che nuotano insieme a piccoli pesci rossi si trovavano nel megaron della regina di Knossos.
Una modernità di 8000 anni fa
Questi bellissimi affreschi sono la degna conclusione del percorso di visita del museo. I reperti archeologici conservati nel Museo Archeologico di Heraklion sono stupefacenti perchè indicano un grado di raffinatezza di questa civiltà che è considerata arcaica, da fare invidia ai manufatti moderni, e da far pensare che forse qualcosa nella conoscenza del popolo minoico continua a sfuggirci.
D’altra parte, giusto per sognare un po’, Atlantide, forse era proprio non lontana da qui, se alcuni ipotizzano che il devastante terremoto di Santorini che distrusse il palazzo di Knossos fu lo stesso che fece sprofondare per sempre la civiltà perfetta di Atlantide.
Ad ogni modo, se la nostra cultura è quella della filosofia greca, le origini più antiche della nostra civiltà mediterranea sono proprio a Creta, e quindi testimoniate più pienamente proprio qui, in questo museo, carico di una modernità di 8000 anni fa.
Due volte a Creta, e nemmeno una in questo museo eccezionale. Purtroppo ogni volta che passo da heraklion scappo perché davvero non la trovo una cittadina accogliente e pulita come Canea… Ma effettivamente questo museo vale la pena.
Io credo impazzirei a Creta. Da amante della storia, non posso che immaginarmi in un museo così .
Ci sono stata diversi anni fa ed era davvero conservato tutto benissimo. Heraklion bellissima e questo museo ancora di più 🙂
Museo ricchissimo ad Heraklion, la Grecia culla di una grande civilta! Sono stata a Creta più volte e l’ho amata molto ma il museo non l’ho visitato purtroppo e mi sembra bellissimo!
Le immagini ammirate ci mostrano una favolosa civiltà lontana ottomila anni, il poterle vedere ora dalla noiosa poltrona della pandemia, contemporaneamente a milioni di persone , è l’espressione della nostra civiltà nel secondo millennio d.c. Complimenti, e, Grazie!
La pandemia ha reso il mondo un po’ più lontano ma anche incredibilmente vicino
Sono stata a Creta tantissimi anni fa ma ho il ricordo di un’isola bellissima e sicuramente nella memoria sono fissati per sempre i meravigliosi vasi in terracotta , i dipinti coloratissimi e Vitali e i gioielli dal design modernissimo…se un giorno tornerò a Creta ritornerò con entusiasmo nello splendido museo di heraklion
Questo museo vale il viaggio a Creta (e a Heraklion): un posto da urlo, che nutre l’anima e il cuore per contenitore e — soprattutto — contenuti. Quattro ore spese a Heraklion la prima volta nell’ottobre 2016, e tre passate al museo, ritornando a vedere le sale che più mi avevano colpito. La seconda volta a maggio 2019, altra visita. Credo che non mi stancherò mai di tornarci